Skip to main content

[MARGARET BOURKE-WHITE, UNA VITA PER LA FOTOGRAFIA]

Approfittiamo del 14 giugno per segnalare una mostra: “Prima, donna; Margaret Bourke-White”, presso il Palazzo Reale di Milano. L’esposizione celebra una tra le figure più rappresentative ed emblematiche del fotogiornalismo, ed è prorogata fino al 29 agosto 2021.

"Maggie l'indistruttibile" era uno dei soprannomi che alcuni colleghi dedicavano a Margaret Bourke-White. Da quando qualcuno gli ha messo in mano una macchina fotografica, non ha più potuto vedere il mondo se non da dietro un obiettivo. Voleva documentare ogni cosa: macchine, edifici, persone, eventi, da prospettive non omologate. Per farlo è salita su edifici, aerei, navi e ha assistito ad alcuni dei momenti più importanti della storia del XX secolo. Solo una terribile malattia come il Parkinson l'ha costretta a smettere di praticare ciò che l'ha sempre tenuta in vita, rendendola un punto di riferimento nel fotogiornalismo mondiale.

Margaret White è nata il 14 giugno 1904 nel Bronx (NY), ma è cresciuta nel New Jersey. Era la figlia di Joseph White, ingegnere e inventore, e di Minnie Bourke, da cui prese il cognome per unirlo a quello del padre. Margaret ha frequentato diverse università, dove non ha trovato nulla che la affascinasse davvero mentre si avvicinava al mondo della fotografia come un semplice hobby, a cui anche suo padre si dedicava. Durante la sua permanenza alla Columbia, ha frequentato corsi di fotografia tenuti dal fotografo Clarence H. White. Negli anni di studio, Margaret sposò quello che sarebbe stato il suo primo marito e dal quale avrebbe divorziato due anni dopo, nel 1926.

Nel 1928, dopo essersi laureata alla Cornell University, dove aveva iniziato a immortalare edifici con una macchina fotografica che gli aveva regalato sua madre, decise di trasferirsi a Cleveland e lì aprì un'attività di fotografia, iniziando a specializzarsi nel ritrarre oggetti, materiali industriali, fabbriche ed edifici.

Il nome di Margaret iniziò a risuonare negli ambienti giornalistici e la sua fama raggiunse le orecchie del magnate Henry Luce, proprietario delle pubblicazioni Fortune e Time e responsabile del cambiamento della linea editoriale della rivista Life, che acquistò nel 1936. Il primo numero della nuova fase di Life andò in vendita il 23 novembre 1936 con una fotografia di Margaret in copertina.

Il successo della rivista fu immediato e segnò la nascita di una fotoreporter professionista che avrebbe collaborato con Life per più di due decenni. Qualche anno prima, nel 1930, Margaret aveva già collaborato con Henry per Fortune, diventando la prima straniera a fotografare l'Unione Sovietica. Diventata una famosa fotoreporter, Margaret ha lavorato a diversi progetti, tra cui un libro intitolato You Have Seen Their Faces, che descriveva le deplorevoli condizioni in cui lavoravano i mezzadri del sud. Le immagini del libro erano accompagnate da testi scritti da Erskine Caldwell, che sarebbe diventato il suo secondo marito. Nel 1941 viaggiarono insieme in Unione Sovietica per documentare l'invasione tedesca. Il suo secondo matrimonio terminò l'anno successivo. Margaret ha continuato a lavorare, questa volta come fotografa accreditata dall'American Air Force con la quale ha volato in missioni di combattimento.

Con la fine della seconda guerra mondiale, Margaret tornò in Europa con il generale Patton per fotografare gli orrori della Germania nazista. Ha assistito alla barbarie commessa nel campo di concentramento di Buchenwald.

Negli anni seguenti, Margaret ha viaggiato per il mondo per fotografare la storia del XX secolo. Sud Africa, Canada o Corea sono state alcune delle destinazioni della fotoreporter, andata anche in India a immortalare Gandhi poco prima della sua morte.

Nel 1956 i primi sintomi del Parkinson iniziarono a segnare un lento ma inesorabile declino della sua carriera di fotoreporter. E della sua stessa vita. Margaret Bourke-White morì il 27 agosto 1971.

La fotografia. Margaret Bourke White, Aereo (DC-4) sorvola New York (1939).