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[LUGLIO MONDIALE, ANCHE EUROPEO?]

Siamo in pieno europeo, con l’Italia in finale (bravi azzurri), ma il mese di luglio evoca in tutti noi ricordi mondiali. Il 9 luglio 2006, a Berlino, nella finale dei Mondiali di Calcio di Germania 2006, l'Italia batté la Francia per 5 a 3, ai calci di rigore.

È il quarto titolo mondiale conquistato dagli azzurri. Decisivi sono stati l'errore di Trezeguet e il goal di Grosso, dal dischetto. Negli ultimi minuti di gioco, il campione francese Zidane colpisce con una testata l’italiano Marco Materazzi. Il gesto gli costa l'espulsione, la dodicesima della carriera. Il giorno successivo Zidane viene comunque eletto miglior giocatore del Mondiale.

In semifinale, sempre nel 2006, gli azzurri avevano sconfitto i tedeschi, rivali di sempre. Alla vigilia, la stampa tedesca ci definiva “pizzaioli”, noi rispondemmo con: “Beccatevi sti due wurstel”, in prima pagina sul quotidiano Libero, il giorno dopo la vittoria.

Schermaglie di rito, e non poteva essere altrimenti, per un’“Italia – Germania” della pedata. Italia – Germania è un simbolo nella storia del calcio, dalla notte dei tempi. Si sono sempre fronteggiate due compagini che rappresentano altrettante espressioni di vita: da un lato i “Nibelunghi” bianchi, dall'altro gli azzurrini dell'oratorio; ma ancora: i ricchi contro i poveri, gli ospitanti contro gli emigranti, i precisi contro i creativi. La lista potrebbe continuare, perché spesso le definizioni su di noi (azzurrini) si sono sprecate: “Pizza e Mandolino” e via dicendo. Ma nel campo, in quel 2006, cambiarono le cose. I panzer sussultano, si agitano, fanno movimento e alla fine l'azzurro vince, come in tutte le favole a lieto fine: dal 1970 al 2006. Oggi ci piace ricordare anche la partita del 17 Giugno ’70 (4-3), giocata a Città del Messico e definita “del secolo” dai critici di tutto il mondo. Una targa la ricorda all’ingresso dello stadio Atzeca, quello che l’ospitò. Quella notte (per via del fuso) tutta la nazione era sveglia, bambini compresi: pure dopo Carosello.

Torniamo ancora alle sfide contro i tedeschi: contro di loro l’Italia vinse il mondiale del 1982, in terra spagnola. C’era “Pablito Rossi”, tra gli azzurri; e anche “Zio Bergomi”, oggi commentatore. Il Presidente della Repubblica Pertini gioiva in tribuna a braccia levate.

Adesso ci aspetta una finale nel Campionato Europeo. Si sono rinnovati i sentimenti delle notti magiche, con i clacson a suonare per le strade. Come andrà a finire? Non lo sappiamo. E’ un’Italia nuova, quella che scenderà in campo: forse umile, ma coraggiosa; povera di talento, eppure ricca d’orgoglio; spesso arroccata in difesa nel più classico dei “catenacci”. Che dire? Siamo fatti così: meglio non prenderne. Soffriremo ancora? Certo, ma con soddisfazione.

Forza azzurri.

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