THE SPIRIT OF SAHIWAL

Sohail Karmani è professore ordinario presso la New York University di Abu Dhabi, dove attualmente tiene il corso Power and Ethics in Photography. Lo abbiamo incontrato durante la presentazione del suo libro, presso la Fondazione Gianfranco Ferré a Milano. Ci ha spiegato come sia nato il progetto e perché, soffermandosi a lungo su una curiosità antica, quella delle proprie origini.

“Sono Londinese di prima generazione; i miei genitori sono di origini pakistane”, ci dice. “Il Pakistan dista solo tre ore di volo da Abu Dhabi, cosi ho deciso di recarmi là”, ha continuato. “Era il 2010 e non avevo alcun progetto in mente”. “Sono partito con un’idea tutta “inglese” di quella terra, popolata da terroristi, fanatici e con tante donne maltrattate”. “Del resto si tratta di un luogo oscuro, poco frequentato; i turisti vanno in India”. “All’arrivo, sono rimasto stregato, perché ho incontrato generosità, energia, voglia di vivere”.

È nato così lo spaccato fotografico della vita quotidiana a Sahiwal, città del Punjab, in Pakistan, quella che aveva dato i natali a suo padre.

“Ho iniziato a fotografare a caso”, ci racconta Karmani. “Ero colpito dai visi, dai tessuti”. “Mi sarebbe piaciuto tornare a Londra, presso la comunità pakistana (enorme, peraltro), mostrando un paese che loro non conoscono”. “Queste immagini avrei voluto vederle a vent’anni, anche se rappresentano una visione personale”. “Qui non c’è tutto il Pakistan, ma solo la regione nella quale è nato mio padre”. Karmani viene Sopraffatto dai colori, dalle vibrazioni, dalle storie racchiuse in ogni angolo di strada. Ne ha tratto le immagini per questo libro, che vuole essere un omaggio alla bellezza, all’umanità, alla dignità e allo straordinario spirito di resilienza di questo popolo. Mantenendosi lontano dai luoghi comuni di un Oriente fatto di ultimi e di dimenticati, ed evitando qualsiasi spettacolarizzazione (frequente oggi) della sofferenza, il libro offre uno sguardo ravvicinato, e in molti casi intimo, della società sahiwaliana.

“Io non ho certato l’angolo bello della regione”, ci ha spiegato Karmani. “Desideravo rappresentare dignità e grazia”. Noi da parte nostra abbiamo chiesto se avesse avuto degli elementi ispiratori. Lui ci ha risposto che molti lo paragonano a Steve McCurry, anche se poi crede di avere uno stile proprio. “Io scatto con un 28 mm”, spiega, “Ritratti a parte”.

Già, i ritratti: nel libro se ne incontrano molti, il che parla di empatia con persone e luoghi. “Mancano i dettagli”, afferma il fotografo, “Ed è ciò che non sono riuscito a portarmi a casa: mani, oggetti, gesti”. Forse sarebbe stato bello poter ritrarre delle famiglie, ma ci rendiamo conto come fosse difficile avvicinare le donne e ottenerne un ingaggio. Ma forse, a pensarci bene, il volume è bello così, per come è nato: uno sguardo improvviso e suggestivo, suggerito da un primo incontro. Del resto, dopo un viaggio, ci si rende conto di aver lasciato indietro scenari più grandi di quelli che s’immaginavano.

Rimangono, a corredo del libro, i frammenti di una quotidianità, in cui i volti s’intrecciano con i riti, i rituali e le cerimonie di un territorio in cui è ancora parzialmente intatta la naturalità della condizione umana.



hail Karmani è un educatore, linguista applicato e fotografo. Ha una vasta esperienza nel campo dell'insegnamento della seconda lingua e della linguistica applicata. Le sue pubblicazioni accademiche sono apparse su TESOL Quarterly, Applied Linguistics, ELT Journal e Encyclopedia of Applied Linguistics. Ha scritto e ricercato nei settori della politica linguistica, della politica culturale dell'inglese come lingua "internazionale" e della linguistica critica applicata. Attualmente tiene un seminario di scrittura su "Dibattiti contemporanei sull'Islam". Come fotografo, ha un vivo interesse per il ritratto, i viaggi e la fotografia documentaria. Allo stesso modo, offrirà anche un seminario di scrittura su "Potere ed etica nella fotografia".

Edizioni Skira