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[L’INTENSO LAVORO DI ERICH HARTMANN]

Ci sono fotografi diventati famosi per alcune icone prodotte durante la carriera, pur senza avere in archivio un corpus imponente d’immagini. Erich Hartmann è stato un autore che ha prodotto tantissimo e in vari ambiti. Il suo approccio allo scatto è sempre stato progettuale, al di là dell’argomento affrontato: scienza, tecnologia, arte, letteratura, ritratti, viaggio. Va comunque considerato che Erich ha sempre posto l’uomo al centro della sua ricerca, considerato come fonte creativa principale per il suo lavoro.

Nato il 29 luglio 1922 a Monaco di Baviera, in Germania, Erich Hartmann aveva sedici anni quando si trasferisce con la sua famiglia ad Albany, New York, come rifugiato dalla Germania nazista (1938). Unico in famiglia a parlare inglese, ha lavorato in un'industria tessile, frequentando prima il liceo serale e poi i corsi serali al Siena College.

Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra nel secondo conflitto mondiale, Erich si arruola nell'esercito americano, prestando servizio in Inghilterra, durante l’invasione della Normandia e nelle battaglie in tutta Europa dove, alla fine delle ostilità, fu assegnato in qualità d’interprete ai processi che vedevano coinvolti i nazisti.

All'inizio del 1946 si trasferisce a New York, dove lavora come assistente di un fotografo ritrattista e poi come libero professionista. I suoi soggetti ritratti riguardano molte celebrità dell’epoca: Walter Gropius, Leonard Bernstein, Arthur Koestler, Rachel Carson, Marcel Marceau, Gidon Kremer, e molte altre personalità letterarie e musicali. Invitato a entrare a far parte di Magnum Photos nel 1952, è stato per molti anni nel Consiglio di Amministrazione, diventandone Presidente nel 1985.

Hartmann divenne noto per la prima volta al grande pubblico attraverso il suo lavoro per la rivista "Fortune", negli anni '50. Il suo approccio poetico alla scienza, all'industria e all'architettura è emerso attraverso i saggi fotografici "Shapes of Sound", "The Building of Saint Lawrence Seaway" e "The Deep North". In seguito ha scritto altri saggi sulla poetica della scienza e della tecnologia per “Geo” francesi, tedeschi e americani e altre riviste. Ha viaggiato molto, dividendo il suo tempo tra incarichi editoriali e i raport annuali per IBM, Boeing, RCA, Mead Paper Co., Ford Motor Company, Citroen, Citicorp, Schlumberger, Steuben Glass, All-Nippon Airways, Kimberly Clark, Pillsbury, The European Space Research Organization e numerosi altri. Il suo lavoro editoriale ha incluso importanti servizi su arte, viaggi, architettura, musica, tecnologia, scienza e industria per riviste negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone.

Negli anni è stato docente alla Summer Academy di Salisburgo, in Austria, ha insegnato alla Syracuse University School of Journalism, all'Università del Maryland, alla facoltà “Design and Content” della New York University, partecipando a numerosi simposi e workshop fotografici nel Stati Uniti ed Europa. Ha ricevuto numerosi premi, riconoscimenti e citazioni tra cui il Photokina Award (Colonia, Germania).

Il suo interesse principale, nella fotografia e nella vita, era il modo in cui le persone si relazionano con il loro ambiente naturale e con gli habitat che avevano creato. Ha documentato non solo l'industria e l'alta tecnologia, ma anche il contesto culturale e geografico umano: l'Inghilterra di Shakespeare, La Dublino di James Joyce, la Venezia di Thomas Mann, i viaggi in treno attraverso l'Europa, i musicisti ovunque andasse.

Erich Hartmann muore il 4 febbraio 1999 a New York City

Hartmann ha detto: "Gran parte del mio lavoro si occupa delle persone perché loro sono la parte più creativa e fonte di notizie della nostra vita”. “Eppure sono tanto attratto dall'evidenza della loro presenza e dei loro sforzi, buoni o cattivi che siano, quanto lo sono per le persone stesse".

Fonte Magnum Photo.

Erich Hartmann, 29 luglio 1922, Walter Gropius, Leonard Bernstein, Arthur Koestler, Rachel Carson, Marcel Marceau, Gidon Kremer, Fortune, Shapes of Sound, The Building of Saint Lawrence Seaway, The Deep North, Photokina Award