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[JOSEF KOUDELKA E L’INVASIONE DI PRAGA]

Sono le 23 del 20 agosto 1968. Le truppe sovietiche varcano la frontiera cecoslovacca e puntano su Praga. L’agenzia ufficiale d’informazione dell’URSS, la Tass, dichiara che le truppe del Patto di Varsavia sono state chiamate dal governo cecoslovacco, per riportare il socialismo al potere e porre termine alla controrivoluzione. Josef Koudelka è lì.

In Cecoslovacchia, dal 5 gennaio 1968, è in carica un governo presieduto dal riformista Alexander Dubcek, che ha portato avanti un programma di riforme politiche democratiche riguardanti anche i sindacati (che rinascono) e la libertà di stampa. Il timore sovietico è che l’esempio della Cecoslovacchia costituisca un precedente nell’Europa Orientale.

Le truppe sovietiche avanzano nella notte senza incontrare alcuna resistenza. Il governo di Praga invita la popolazione e l’esercito a non opporre alcuna resistenza. Il primo ministro Dubcek e i membri del governo vengono arrestati. La popolazione di Praga scende in strada per protestare contro l’invasione Il paese si ferma in uno spontaneo sciopero generale, mentre il mondo comunista internazionale protesta per l’invasione. Dubcek viene liberato, ma uno dopo l’altro i dirigenti del governo riformista sono costretti a lasciare le leve di comando. La Russia di Breznev diventa neocolonialista, promettendo d’intervenire militarmente nei paesi del Patto di Varsavia qualora il socialismo venga minacciato da forme di capitalismo occidentale. Termina la Primavera di Praga.

Nella città cecoslovacca c’era il fotografo Josef Koudelka, appena tornato da un viaggio alla ricerca dei suoi zingari. Documenterà così l’invasione sovietica, contrabbandando le immagini prive del suo nome. Grazie alla complicità di Elliott Erwitt e Magnum Photos, le fotografie arriveranno al pubblico del mondo intero. Riceveranno anche il prestigioso Robert Capa Award, ma resteranno anonime fino al 1984 e la morte del padre, per evitare ripercussioni sui familiari rimasti in patria. Lo spirito libero ed errante dell'ingegnere aeronautico e grande fotografo Magnum (dal 1971) torna in patria solo nel 1990, dopo la fine dell'occupazione e venti anni di esilio.

Koudelka, con la sua fotografia, ha sempre catturato la presenza dello spirito umano, anche se sullo sfondo di paesaggi malinconici o drammatici. Disperazione e abbandono sono stati sempre i temi costanti nel suo lavoro, con alla fine un messaggio di speranza: la persistenza dell’attività dell’uomo, a dispetto della sua natura contraddittoria.

L’invasione di Praga è stata messa in musica da Francesco Guccini e raccontata con le parole di capolavori come “L'insostenibile leggerezza dell'essere” di Milan Kundera.

Josef Koudelka, note biografiche (fonte Magnum)

Josef Koudelka, nato in Moravia (1938), ha realizzato le sue prime fotografie mentre era studente negli anni '50. E’ stato il fotografo e critico Jiri Jenícek (incontrato all’Università) a spingerlo alla fotografia, assieme a Anna Fárová: critica, poi amica ed estimatrice. Nel 1961 intraprenderà un viaggio in Italia. Nello stesso periodo in cui ha iniziato la sua carriera come ingegnere aeronautico, sempre nel 1961, ha anche cominciato a fotografare gli zingari in Cecoslovacchia e il teatro a Praga. Si è dedicato a tempo pieno alla fotografia nel 1967.

L'anno successivo, Koudelka fotografò l'invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue fotografie con le iniziali P. P. (Prague Photographer) per paura di rappresaglie nei confronti di lui e della sua famiglia. Koudelka lasciò la Cecoslovacchia per chiedere asilo politico nel 1970 e poco dopo si unì a Magnum Photos. Nel 1975 ha pubblicato il suo primo libro Gypsies e nel 1988 Exiles. Dal 1986, ha lavorato con una macchina fotografica panoramica e ha pubblicato una raccolta di queste fotografie nel suo libro Chaos nel 1999. Koudelka ha pubblicato più di una dozzina di libri del suo lavoro, tra cui Invasion Prague 68 (2008) e, più recentemente, La Fabrique d'Exils (2017).

Ha vinto importanti premi come il Prix Nadar (1978), un Grand Prix National de la Photographie (1989), un Grand Prix Cartier-Bresson (1991) e l'Hasselblad Foundation International Award in Photography (1992).

Mostre significative del suo lavoro si sono tenute presso il Museum of Modern Art e l'International Center of Photography, New York; la Hayward Gallery, Londra; lo Stedelijk Museum of Modern Art, Amsterdam; l'Istituto di Chicago; il J. Paul Getty Museum, Los Angeles; il Palazzo di Tokyo, Parigi; e il Centro Pompidou di Parigi.

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