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NASCE CINECITTÀ

Il 28 aprile 1937, in via Tuscolana, viene inaugurata Cinecittà, la Hollywood italiana, la fabbrica dei sogni nostrani. Può vantare 14 teatri di posa, tre piscine per le riprese acquatiche, 40mila metri quadrati di strade e piazze, 35mila di aiuole e giardini, potendo così rivaleggiare con i mitici studi americani.
A Cinecittà sono stati girati più di 3000 film, 90 dei quali hanno ricevuto una candidatura all’Oscar. 47 avrebbero poi vinto la prestigiosa statuetta. Celebri registi, nazionali e internazionali, vi hanno lavorato: da Federico Fellini a Francis Ford Coppola, da Luchino Visconti a Martin Scorsese. La storia degli studi Cinecittà è legata a un misterioso incendio che, nella notte del 26 settembre 1935, distrusse gli studi della casa di produzione Cines di via Veio a Roma. Per porvi rimedio, fu individuata un’area lungo la via Tuscolana, in aperta campagna, con un settore di 500.000 metri quadrati per realizzare la nuova città del cinema. Oltre ai numerosi teatri di posa, vennero costruiti stabilimenti di sviluppo, stampa e montaggio, la nuova sede dell’Istituto Luce e quella del Centro Sperimentale di Cinematografia.

Come dicevamo, Cinecittà ha ospitato le riprese di grandi capolavori della cinematografia mondiale, oltre che i migliori film italiani. Vale la pena ricordare Amarcord (19739, di Federico Fellini, un racconto autobiografico sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta del giovane Titta. Il ragazzo è circondato da stravaganti personaggi nella cittadina immaginaria di Borgo, ispirata alla città d’origine di Fellini, Rimini, nell’Italia fascista degli anni ’30. Proprio Rimini, con le due piazze, il corso, la chiesa, è stata ricostruita a Cinecittà.

Merita di essere ricordato anche Ben-Hur, diretto nel 1959 da William Wyler. Si tratta del colossal più premiato nella storia del cinema con ben 11 Oscar, con imponenti scenografie, magnifici costumi e migliaia di comparse per realizzare le scene che hanno fatto la storia del cinema, come la corsa delle bighe. Venne costruito un Circo fuori Roma, su un’enorme distesa sabbiosa. Inoltre, per la ripresa delle navi da guerra, fu creata una vasca con dei modellini, che agli spettatori appariva come un vasto mare con dei colossi a galleggiarvi.

I film famosi girati a Cinecittà sono tanti, eccone alcuni titoli: Quo Vadis?, di Mervyn Leroy (1951); Bellissima, di Luchino Visconti (1951); Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz; I Vitelloni di Federico Fellini (1953); Il Paziente Inglese, di Anthony Minghella (1996); Habemus Papam, di Nanni Moretti (2011). Per quest’ultima pellicola, è stata ricostruita la Cappella Sistina quasi a grandezza naturale.

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ANOUK AIMÉE, ELEGANTE E ROMANTICA

Anouk Aimée nasce il 27 aprile 1932, a Parigi. Considerata "una delle cento stelle più sexy della storia del cinema", secondo un sondaggio del 1995 condotto da Empire, il suo stile di recitazione è spesso quello di femme fatale, con un'aura malinconica, valorizzata da grandi registi di fama internazionale come Vittorio De Sica, Sidney Lumet e Federico Fellini.

“Un uomo e una donna”, di Claude Lelouch, ha decretato il suo successo internazionale. Palma d'Oro 1966, Oscar per il miglior film straniero e la migliore sceneggiatura originale nel 1967, "Un uomo e una donna" è uno dei lungometraggi francesi che ha conosciuto il maggior successo internazionale. Il regista (e produttore) l’ha sempre considerato il più importante della sua carriera.
Di cosa si compone la pellicola? Una splendida storia d'amore (l'incontro tra due giovani vedovi che crescono i figli da soli), una realizzazione coraggiosa (tutte le scene all'aperto sono a colori e quelle all'interno in bianco e nero), due grandi attori (Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée), una colonna sonora importante. Accanto alla coppia, un quarto elemento irrompe sullo schermo: una Ford Mustang! A quel tempo, quell’auto era di gran moda in tutto il mondo, anche in Francia.

Una delle ultime scene è da ricordare come un capolavoro. Lui corre con la sua auto (la Mustang appunto) verso una stazione. Lei è sul treno: assorta, malinconica, bella come non mai. I due s’incontrano sul marciapiede della stazione, dopo essersi riconosciuti in mezzo ai passeggeri appena scesi. La musica incalza, poi ci sarà uno sguardo, un abbraccio, un bacio: il preludio di un grande amore.

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PRIMA TRASMISSIONE TELEVISIVA

26 aprile 1931. A New York, si effettua la prima trasmissione televisiva sperimentale. La prima presentatrice è la famosa attrice Fay Marbe. Inizia così il cammino commerciale di uno strumento di comunicazione che avrebbe cambiato la società.

Le prime trasmissioni della televisione in Italia iniziano il 3 gennaio 1954, dagli studi RAI di Torino. Gli utenti agli inizi erano pochi (24.000 abbonati nel 1954), ma sarebbero cresciuti di lì a breve: saranno 6 milioni nel 1965. La "prima" televisione italiana si configura come uno strumento d’informazione e d’educazione.
La pubblicità compare nel 1957, contenuta in un contenitore chiamato "Carosello", alla fine del quale i bambini sarebbero andati a letto; verrà soppresso, con l’ultima puntata, il primo gennaio del 1977.

La televisione, storicamente, ha avuto un ruolo importante, oltre a quello che crediamo di prcepire. Con essa, la lingua italiana si sarebbe unificata ulteriormente, accelerando un processo iniziato con la prima guerra mondiale. Del resto, sempre la TV, all’inizio si presenta come uno strumento aggregante, andando ad abitare addirittura le sale cinematografiche quando trasmetteva programmi di grido. “Lascia e raddoppia” ne è un esempio eloquente: l’Italia tutta ne era catalizzata, anche perché si trattava di una novità assoluta, e solo televisiva.
Col tempo, il “tubo catodico col mobile intorno” ha occupato tutti gli spazi “sociali” disponibili e anche più di una stanza domestica. Si è anche ipotizzato fungesse da elemento disgregante della famiglia, e forse è stato così. Diciamo che la TV sempre accesa quasi rappresenta, oggi, un elemento di degrado, e su questo bisognerebbe riflettere.

Sarebbe bello analizzare come, nel tempo, la televisione si sia inserita nell’arredamento domestico: prima su un carrellino specifico, poi incastonata nella libreria, oggi vicino ai più comuni trasduttori sonori. Diciamo che, negli anni, ha saputo evolversi, addirittura andando a braccetto con il WEB, come ci dice la storia recente.

C’è stato un momento storico nel quale la televisione domestica fungeva da trasduttore di contenuti privati. Era il periodo delle cassette, diventate poi DVD. Ora quel mondo è scomparso: tutto abita nell’etere, a pagamento; magari replicato sul WEB, perché anche il TV è diventato “smart”. Come andrà a finire?

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LA FESTA DELLA LIBERAZIONE

Oggi è la festa della liberazione, ma il nostro pensiero deve andare anche ai tanti civili che la guerra l’hanno subita, al di là delle ideologie.
Come dicemmolo scorso anno, la storia si scrive quasi da sola, tra vinti e vincitori, battaglie ed episodi, coraggio e retorica. Alla resa dei conti, però, ogni conflitto genera solo superstiti, se non addirittura reduci: a loro il compito di generare un “come prima” almeno migliore.

Dedichiamo alla festa un racconto, ancora di guerra. Lo facciamo per ricordare coloro che non hanno potuto dire a se stessi: «La guerra è finita».

UN PAESAGGIO CONTAGIOSO

I due ragazzi erano vicini, seduti su un grosso sasso. In silenzio guardavano il panorama di fronte a loro. La luce era tersa, primaverile. A valle, il traffico scorreva producendo un brusio lontano. Era un bel momento.
Luciano e Frank, durante una pausa della loro passeggiata, si soffermarono a guardarli.

«Di certo non sono due reduci», disse Luciano. «Troppo giovani».
«Sembrano amici, ma li lega una storia lontana, più grande di loro. Posso raccontarla?», chiese Frank.
«Certo, fai pure».

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