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[“SUA ALTEZZA” SIGOURNEY WEAVER]

E’ alta, Sigourney Weaver, come un buon playmaker di pallacanestro. Pare abbia sofferto molto, per questo, particolarmente durante l’adolescenza; da quello che abbiamo visto sul grande schermo, però, quei problemi sono stati superati abbondantemente. La ricordiamo nel film Alien: alta come un’amazzone, con un look androgino. La femminilità la usava al momento giusto e ne usciva una bellezza senza pari, legata a una sensualità straordinaria.

[ROBERT MAPPLETHORPE, L’ANGELO CONTROVERSO]

“Un bambino vecchissimo, […] che dormiva ammantato di luce”, così lo definì Patti Smith nell’ultimo incontro che ebbe con lui: quasi una divinità che aveva terminato il suo compito, o un peccatore di fronte all’ultima pena. Ai nostri occhi, nelle immagini di Robert si contrappongono bene e male, peccato e innocenza, giusto e sbagliato: come in un dubbio difficile da sciogliere. Di certo i suoi lavori risultano impeccabili, perfetti, indiscutibili: veri, potremmo dire; il che ci impone qualche riflessione. Di certo Robert ha attinto dalla classicità, ma non l’ha usata a pretesto. Le contrapposizioni fanno parte della vita, e l’angelo che era in lui ha voluto suggerircelo. Mancava una metà, allo sguardo dell’uomo; così ha voluto consegnarcela, coniugando quel dubbio col quale convivere, senza mai arrivarne a capo.

[UN MAGNIFICO FALLIMENTO]

“Un aspetto essenziale della creatività è non avere paura di fallire”. [Edwin H. Land]

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Robert Mapplethorpe

Inserire Robert Mapplethorpe in questa rubrica rappresenta una sfida doppia rispetto a quella della volta scorsa. Sicuramente abbiamo tanto da imparare dallo studio delle sue immagini, del resto lui stesso diceva: “Più immagini vedi, più migliori come fotografo”. Occorrerà comunque uscire dai contesti usuali, dalle abitudini. Il comune modo di vedere non ci basterà. Saremo obbligati a rompere le regole e i confini di una cultura delle immagini tesa sempre più a codificarsi, ancora oggi.