
FOTOGRAFIA DA LEGGERE …
Consueto appuntamento del lunedì con “Fotografia da Leggere”. Oggi incontriamo “Sulle fotografie”, di David Campany (Edizioni Einaudi). Si tratta di un acquisto recente, sorprendente per la soddisfazione che ci ha regalato. Confessiamo che maneggiare un libro dell’editore torinese è sempre una soddisfazione: copertina rigida, sovra-copertina consistente e ben illustrata, dorso arancione; lasciato sul comodino, esercita un invito forte. C’è poi dell’altro. Rappresenta un testo da consultare, alla bisogna; e siamo convinti che fungerà da fonte per le nostre notizie quotidiane.
Leggiamo nell’introduzione. Si pensa spesso che le fotografie siano un modo di tenere ferme le cose, di placare un flusso di un mondo irrequieto. Ci permettono di guardare delle immagini fisse, per piacere o conoscenza, o per entrambi; ma in loro non c’è molto altro che possa essere definito «fermo». Fin dalla loro comparsa, le tecnologie della fotografia sono state in perenne movimento e costante sviluppo, e i compiti che abbiamo affidato al medium hanno continuato a cambiare ed espandersi a dismisura, Inoltre, le fotografie sono estremamente mobili, si spostano nel tempo, nelle culture e nei contesti. Perdono e acquistano significati; e, in realtà, non potrebbero essere così mobili se non fossero così fisse. La muta immobilità delle fotografie consente la loro promiscuità e proliferazione.
E così, paradossalmente, le fotografie hanno contribuito al flusso che promettono di placare. Confondono quanto affascinano, nascondono tanto quanto rivelano, distolgono la nostra attenzione tanto quanto l’attraggono. Sono delle comunicatrici imprevedibili. Non possono esprimere significati in modo limpido. Da sola, una fotografia non può dar conto dell’immagine che descrive, e neppure di se stessa. […] Una fotografia è una presenza insistente, me enigmatica. In ognuna c’è una specie di follia. […].
Continuiamo a leggere l’inizio del volume. “Sulle fotografie” è un libro che riguarda non tanto “cosa” pensiamo delle fotografie quanto “come” pensiamo a esse; e non tanto le intenzioni dei fotografi quanto cosa capita quando guardiamo.
L’impaginazione è bella e funzionale. In ogni doppia c’è una fotografia e del testo. Ci piace.
Marilyn Monroe e Richard Avedon
Nel libro compare, a pagina 206, la nota fotografia di Marilyn Monroe, scattata da Richard Avedon (New York, 6 maggio 1957). Citiamo qualche frase d’accompagnamento solo per mostrare l’indagine che viene affrontata per ogni fotografia.
Ecco cosa leggiamo nel testo. Non esisteva la persona Marilyn Monroe. Marilyn Monroe era una sua invenzione. Un’invenzione geniale che lei si era creata come uno scrittore crea un personaggio. Perciò quando Marilyn Monroe si metteva un vestito di pailettes e ballava in studio […] ballava per ore e cantava e flirtava […], faceva la Marilyn Monroe. E poi c’era l’inevitabile down, perché lei era così, prima andava su di giri e poi crollava. E alla fine della serata, si sedeva in un angolo come una bambina senza più niente. Ma non l’avrei fotografata a sua insaputa, e quando mi avvicinai con la macchina fotografica, vidi che non mi stava dicendo di no.
Marilyn interpretava personaggi che faticavano a farcela e ogni tanto mostrare quella sua fatica. Vale a dire, mostrare la fatica richiesta dalla rappresentazione. Era questo che l’attrice stava facendo per Avedon alla fine di quella giornata in studio? Non sapremo mai come sia andata davvero, e anche in questo sta il fascino di questa fotografia.
Sulle fotografie, sinossi
David Campany esplora gli aspetti più profondi del medium fotografico. Attraverso l'attenta selezione di oltre 120 fotografie – contemporanee e storiche, celebri o sconosciute, sempre sorprendenti – Campany ci invita a dialogare con l'unicità di ogni immagine, con la sua essenza sfuggente e misteriosa, in grado di attivare in chi la osserva infinite interpretazioni e pensieri, consci e inconsci. Perché «è nella natura delle immagini, di tutte le immagini, essere indisciplinate e trascendere il significato in modi che sono anarchici, elusivi, enigmatici e ambigui », ed è quindi importante «non tanto cosa pensiamo delle fotografie quanto come pensiamo a esse», e cosa accade nel momento in cui guardiamo.
«Quand'ero studente, trascorsi un pomeriggio con Susan Sontag, l'autrice di Sulla fotografia, tuttora il libro più letto sull'argomento. Ammiravo moltissimo il suo lavoro, ma dopo circa un'ora di conversazione mi chiese, curiosamente: «Cos'è che ti preoccupa dei miei scritti sulla fotografia?» La rispettavo abbastanza da essere sincero. «Non parli a sufficienza di nessuna immagine in particolare», risposi. «È vero, ammise, il mio libro riguarda più la fotografia come fenomeno artistico e sociale». Restò un attimo in silenzio, poi sorrise e disse: «Forse un giorno sarai tu a scrivere un libro intitolato Sulle fotografie».
Le fotografie
Marilyn Monroe. New York, 6 maggio 1957. Ph. Richard Avedon.
Copertina del libro “Sulle fotografie”, di David Campany (Edizioni Einaudi).