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Dopo 48 anni l'addio della AIF Associazione Italiana Fotografi

Ecco il triste comunicato della fine della AIF.

Sono Paolo Giusti, presidente dell'AIF - Associazione Italiana Foto & Imaging. Oggi scrivo queste righe con il cuore pesante, forse il più difficile atto del mio mandato: annunciare la chiusura dell'associazione fondata nel 1977, che dopo 48 anni di storia si spegne per sempre. Quasi mezzo secolo di passione, progetti, eventi, fiere, iniziative culturali. Quasi mezzo secolo di persone che hanno dedicato tempo, energie, idee e cuore per costruire una casa comune della fotografia in Italia. Tutto questo oggi finisce. E non perché siano mancati l'impegno, la visione o la volontà. È mancato qualcos'altro, molto più doloroso:

l'interesse, il sostegno, l'ascolto.

Abbiamo bussato alle porte delle aziende, abbiamo cercato dialogo, abbiamo provato a costruire sinergie. In cambio, abbiamo trovato il silenzio. L'indifferenza.

Per me, che ho avuto l'onore e la responsabilità di guidare AlF, scrivere queste parole significa confessare una sconfitta. Non solo mia, non solo dell'associazione, ma dell'intero mondo della fotografia.

Perché se oggi chiudiamo AlF, significa che in Italia non c'è più spazio per un presidio culturale che metta al centro la fotografia come arte, come linguaggio, come memoria collettiva.

Viviamo in un'epoca in cui tutti scattano foto, in cui le immagini scorrono senza sosta sugli schermi. Eppure, proprio oggi, muore l'associazione che per quasi mezzo secolo ha cercato di dare senso, profondità e dignità a quelle immagini. È un paradosso crudele.

Ho visto in questi 48 anni tanta passione, ho incontrato persone straordinarie, ho condiviso momenti che porterò sempre con me. A loro va il mio grazie, sincero e commosso. Senza di loro AlF non sarebbe mai esistita.

Ma non posso non dire ad alta voce ciò che provo: amarezza.

Perché AlF non meritava di finire così, nel silenzio generale. Perché lasciare morire un'associazione come questa significa rinunciare a un pezzo della nostra identità culturale.

Con questa lettera non chiedo pietà, né rimpianti tardivi. Chiedo solo che questo addio non scivoli via inosservato. Che resti memoria di ciò che è stato. E che serva da monito: se non impariamo a custodire le nostre radici, se continuiamo a ignorare chi costruisce cultura, rischiamo di perderci molto più di un'associazione.

AIF se ne va. Ma non deve andare perduto il suo spirito.

Perché la fotografia non è solo consumo: è sguardo, emozione, storia. E senza chi la difende, restano solo immagini vuote.

Paolo Giusti.

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