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[NASCE LADY SOUL]

Il 20 settembre vede nascere numerosi personaggi. Abbiamo già incontrato Cesare Zavattini (Luzzara, 1902) e Sophia Loren (Roma, 1934). Nello stesso giorno, ma nel 1947, vede la luce Domenica Berté, in arte Mia Martini, a Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria, secondogenita di quattro figlie. Tra queste, c'è Loredana Berté, anche lei cantante italiana molto apprezzata.

L'infanzia e la prima gioventù sono già all'insegna della musica ed emerge il suo talento, per cui la madre la accompagna a Milano in cerca di fortuna. Nel 1962, diventa una corista per i brani in voga nel periodo. La cantante già a quell'età s’ispira ad Aretha Franklin, incide un disco e s’impone alla stampa; ma la fortuna è ancora lontana. Nel 1969 Mia Martini si trasferisce a Roma, insieme alla madre e le sorelle. Conosce il futuro Renato Zero e sbarca il lunario con vari mestieri, senza rinunciare alle aspirazioni musicali.

Nel 1970, il fondatore del Piper, Alberigo Crocetta, lancia la cantante presso il grande pubblico. Mia Martini incide un 45 giri, il cui lato B contiene un brano scritto da un giovane Claudio Baglioni. Nel novembre del 1971 esce l'album "Oltre la collina", uno dei migliori della cantante, il quale affronta temi come la disperazione e il suicidio. Anche in questo lavoro trova spazio il giovanissimo Baglioni.

Nel 1972 la secondogenita dei Berté incide "Piccolo uomo", che si rivela un grande successo. Il testo è di Bruno Lauzi e l'interpretazione è magistrale. La critica è dalla sua parte e lo sarà fino agli anni ’80. A vincere è la forza innovativa che la cantante calabrese riesce a mettere in campo.

Il 1973 è l'anno di "Minuetto", un capolavoro a firma Franco Califano e Dario Baldan Bembo. E’ in assoluto il suo 45 giri più venduto. Da quel momento, i suoi dischi e brani vengono tradotti anche all'estero, Germania, Spagna e Francia, soprattutto, dove la paragonano all’usignolo Edith Piaf.

Dopo dei guai legali con la Ricordi, passa alla Rca, e incide "Che vuoi che sia... se t'ho aspettato tanto". In Francia, il famoso cantautore e attore francese Charles Aznavour la vuole con sé in un grande recital all'Olympia di Parigi, poi bissato al Sistina di Roma e nel 1977.

Sono gli anni della relazione con il cantante Ivano Fossati: di lui s’innamora durante la registrazione del disco "Per amarti". Con Fossati, Mia Martini passa all'etichetta Warner e pubblica i dischi "Vola" e l'ottimo "Danza", del 1979, che contiene i successi firmati dal cantautore "Canto alla luna" e "La costruzione di un amore".

Nel 1981 si opera alla corde vocali, vedendo modificato il suo timbro verso un tono più roco. Nel 1982 partecipa per la prima volta a Sanremo con il brano scritto da Ivano Fossati "E non finisce mica il cielo", che inaugura il Premio della Critica. Sempre nello stesso anno, realizza "Quante volte", arrangiato da Shel Shapiro, che ottiene un grande successo anche all'estero.

Il 1983 si ritira dalle scene. Voci maligne la legano a episodi a dir poco negativi. Sarà l'amico Renato Zero, nel 1989, a tirarla fuori dalle sabbie mobili, convincendo gli organizzatori a farla partecipare al Festival di San Remo. Canterà "Almeno tu, nell'universo", il cui successo le vale il Premio della Critica.

Negli anni si riavvicina alla sorella Loredana Berté, dopo molti anni in cui i rapporti erano rimasti freddi e con lei, nel 1993, accetta di duettare a Sanremo. I suoi progetti di poter reinterpretare brani di altri artisti, tra i quali Tom Waits, non vanno in porto.

Il 14 maggio del 1995, a quarantasette anni, Mia Martini viene ritrovata morta nel suo appartamento. Una patologia importante la costringeva ad assumere abbondanti dosi di farmaci anticoagulanti. Secondo la procura, però, sarebbe morta a causa di un arresto cardiaco, causato da un abuso di stupefacenti.

La fotografia porta la firma di Guido Harari, il fondatore della Wall Of Sound Gallery. Là è stata organizzata una mostra a ricordare i vent’anni dalla scomparsa di Mia Martini. L’esposizione s’intitolava: “Mia Martini, l'ultima occasione per vivere”; e comprendeva una selezione di immagini storiche realizzate dai fotografi che più da vicino l'hanno seguita durante l'intero arco della sua carriera: Mauro Balletti, Mimmo Dabbrescia, Guido Harari e Cesare Monti. Completavano la mostra anche alcune rare fotografie tratte dall'Archivio Mia Martini.

Il fotografo.

Abbiamo parlato spesso di Guido Harari. Qui ne riportiamo una breve biografia.

Guido Harari nasce al Cairo (Egitto) nel 1952. Nei primi anni Settanta avvia la duplice professione di fotografo e di critico musicale, contribuendo a porre le basi di un lavoro specialistico, sino ad allora senza precedenti in Italia. Dagli anni Novanta il suo raggio d’azione contempla anche l’immagine pubblicitaria, il ritratto istituzionale, il reportage a sfondo sociale. Dal 1994 sono membro dell’Agenzia Contrasto. Ha firmato copertine di dischi per Claudio Baglioni, Angelo Branduardi, Kate Bush, Vinicio Capossela, Paolo Conte, David Crosby, Pino Daniele, Bob Dylan, Ivano Fossati, BB King, Ute Lemper, Ligabue, Gianna Nannini, Michael Nyman, Luciano Pavarotti, PFM, Lou Reed, Vasco Rossi, Simple Minds e Frank Zappa, fotografato in chiave semiseria per una storica copertina de «L’Uomo Vogue». È stato per vent’anni uno dei fotografi personali di Fabrizio De André. Ha al suo attivo numerose mostre e libri illustrati tra cui Fabrizio De André. E poi, il futuro (Mondadori, 2001), Strange Angels (2003), The Beat Goes On (con Fernanda Pivano, Mondadori, 2004), Vasco! (Edel, 2006), Wall Of Sound (2007), Fabrizio De André. Una goccia di splendore (Rizzoli, 2007).

Di lui ha detto Lou Reed: “Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido”. “So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento”. “Le cose che Guido cattura nei suoi ritratti vengono generalmente ignorate dagli altri fotografi”. “Considero Guido un amico, non un semplice fotografo”.

Guido Harari , Cesare Zavattini, 20 settembre 1902, Sophia Loren, 20 settembre 1934, Mia Martini, 20 settembre 1947, Alberigo Crocetta

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