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[5 NOVEMBRE 1955, SI VIAGGIA NEL TEMPO]

5 novembre 1955. La data viene impostata sul cruscotto di una DeLorean. Doc (Christopher Lloyd) spiega perché a Marty (Michael J. Fox). «Ecco una data importante nella storia della scienza: 5 novembre 1955. […] Fu il giorno in cui inventai il viaggio nel tempo. Me lo ricordo benissimo: stavo in piedi sul water attaccando un orologio, la porcellana era bagnata, sono scivolato e ho battuto la testa sul lavandino. Quando ho ripreso i sensi, ho avuto una rivelazione… una visione… un’immagine scolpita nella mente… un’immagine di questo. Questo rende possibile viaggiare nel tempo: il flusso canalizzatore! […] Mi ci sono voluti quasi trent’anni e tutto il mio patrimonio per realizzare la visione di quel giorno… Mio Dio, quanto tempo è passato!»

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Il dialogo fa parte del film “Ritorno al Futuro”. Il 5 novembre, ma del 1959, nascerà Bryan Adams, musicista e fotografo. Parleremo anche di lui, proponendo una sua fotografia: il ritratto di Michael J. Fox. Coincidenze.

Ritorno al futuro, il film

Ritorno al futuro (Back to the Future) è un film del 1985 diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd. Primo episodio della trilogia omonima, è considerato un’icona del cinema degli anni ottanta e ha riscosso un enorme successo a livello internazionale. La pellicola ha ricevuto il premio Oscar al miglior montaggio sonoro (forse un po’ poco). Nel 2007 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Ritorno al futuro, curiosità

Nella colonna sonora spicca un brano di Huey Lewis and the News: “The Power of Love”, presente più volte all'inizio della pellicola. Durante il film, il cantante Huey Lewis appare in un fugace cameo, nel ruolo del professore che sceglie i gruppi che suoneranno alla festa della scuola. Ironicamente, il professore boccia l'audizione di Marty, che gli propone proprio una sua versione di “The Power of Love”. “Mi dispiace ragazzi, siete troppo rumorosi”, dice Huey. Nel film c’è anche un cameo musicale di Eddie Van Halen, il chitarrista dei Van Halen: l’assolo di chitarra con cui Marty spaventa suo padre durante la notte (negli anni ’50) è del musicista, che l’ha realizzato appositamente per il film.

Ritorno al futuro 1, perché piace ancora …

Come in ogni film americano che si rispetti (peraltro con lo zampino di Steven Spielberg nella produzione), tutto funziona: sceneggiatura, fotografia; ma anche scelta degli attori, dialoghi, camei, musica, ironia precisa e ben motivata. Il viaggio temporale c’è, importante peraltro. Marty andrà a incontrare i genitori, giovanissimi ma già delineati, nel carattere, per come li ha conosciuti nella vita reale. Riuscirà anche a modificarne il destino, per un finale lieto, già volto al futuro.

C’è l’America degli anni ’50, nel film: quella di Happy Days, per intenderci; o anche quella delle periferie lussuose (le suburbia, come nel progetto fotografico di Bill Owens, uno dei più grandi autori negli USA del dopoguerra). E quegli anni “americani” piacciono, ancora oggi; perché forse da noi non li abbiamo mai visti, impegnati com’eravamo nell’alimentare il boom economico, mentre ci raccontavamo con il neorealismo.

Ritorno al futuro 1, altro ancora …

C’è tanto dell’altro, nel film; e lo si scova lentamente. Marty, alla festa della scuola dei suoi genitori (giovani) suona Johnny B. Goode, di Chuck Berry. Il sound è nuovo, per i tempi; e un membro del complesso telefona a suo cugino per parlargli della novità, chiamandolo appunto Chuck. Non solo, la scritta CRM114 che si vede su un amplificatore per chitarra (a inizio film), è un omaggio al film di Stanley Kubrick “Il Dottor Stranamore”, che aveva una radio con lo stesso nome ed era uno dei film preferiti di Robert Zemeckis.

Il fotografo di Michael J. Fox

Anche questa volta ci troviamo di fronte a un musicista fotografo, come già è stato per Lou Reed e Patti Smith. Bryan Adams, però, ha cavalcato l’immagine da vero professionista, quasi cambiando mestiere. Alla fine degli anni novanta si è dedicato a degli autoritratti fotografici per le sue copertine degli album. Quei momenti hanno rappresentato l'inizio di una carriera fotografica di successo. A lui si devono i ritratti di personaggi famosi, musicisti e non; tra questi: Morrissey, Ben Kingsley, Amy Winehouse, Michael Jackson, Louise Bourgeois, Lindsay Lohan e Judi Dench. Tra l’altro, un suo scatto rivolto alla regina Elisabetta II è diventato un francobollo delle poste inglesi.

Parlare di Bryan Adams, quindi, ci impone un occhio di riguardo nei confronti della “sua” fotografia, così ci accorgiamo che si è specializzato in ritratti e moda, riuscendo a catturare la personalità e la sensibilità dei suoi soggetti: soprattutto attori, modelle e personaggi del mondo della musica e delle arti visive. Oggi è un collaboratore di riviste come Vogue, Harper Bazaar e Elle.

Bryan, però, è un valente musicista e questo ci suggerisce qualche riflessione tra il mondo delle note e l’immagine. “La fotografia è muta, la musica è cieca”, ci dice Michele Smargiassi; ma qualche rapporto, tra le due, dobbiamo trovarlo, anche perché tanti sono i fotografi che si sono avvicinati, con perizia, all’uso di uno strumento musicale. Ansel Adams fino a vent’anni era un pianista promettente; Weegee, come secondo lavoro, accompagnava col violino i film muti; Eugene Smith, William Eggleston, “Chim” Seymour, tutti suonavano benino qualcosa. Esiste anche un viceversa: Graham Nash è stato un pioniere della stampa digitale, mentre Madonna è una collezionista, nonché un’eccellente conoscitrice di foto. E ci sarà qualche ragione se Paul McCartney sposò una fotografa. Già Linda McCartney era una fotografa, dedita al rock ma non solo. Come dimenticare poi Fabrizio Ferri? Lui addirittura è un compositore sinfonico e ha diretto una propria opera per la riapertura del San Carlo di Napoli. Tra gli orchestrali c’era Sting, un suo amico.

C’è comunque dell’altro: chi ha visitato uno studio fotografico trovandolo privo di musica? E poi, quanti poster sono stati dedicati ai “divi” musicali? Quelli che le ragazzine affiggevano nella loro stanza? Possiamo immaginarci l’ascolto senza personaggio? Una canzone senza l’espressione di chi la canta? Se non altro l’immagine ha costretto la musica a mostrarsi, a rendersi maggiormente palese, quasi a spettacolizzarsi. E’ un po’ quello che sta accadendo alla radio, dove dal “Lupo Solitario” si è passati ai divismi della Web Radio o dei Canali TV.

La fotografia ha senz’altro avuto influssi importanti sulla musica, sul modo di viverla, sui comportamenti degli addetti ai lavori: non c’è rock’n’roll senza la sfrontatezza del corpo esibito, non c’è pop senza il look delle star; morale, per farsi sentire, bisogna prima farsi vedere. La fotografia ha convinto la musica a farsi spettacolo; ma la musica ha cambiato la fotografia? Oggi convivono fianco a fianco, liquide e indicizzate; spesso nel medesimo contenitore. Entrambe si accarezzano, completandosi: quasi a toccarsi. E’ il bello dell’arte e del pensiero, che alle volte vive per immagini.

Tornando al nostro, si potrebbe dire: “Adams la spintina l’ha avuta; facile diventare famoso quando lo si è già”. Crediamo si tratti comunque anche di vicinanza culturale, con gli addetti ai lavori quindi, con l’ambiente, con la musica. Sta di fatto che Bryan ha ritratto anche personalità differenti, ma pure gente comune. Insomma, fotografi d’autore non lo si diventa per raccomandazione e nemmeno unicamente per assonanze di soggetto. La dote bisogna coltivarla prima, senza inventarsi nulla. Non a caso, sempre Adams ha pubblicato su molte riviste famose, fondando addirittura un giornale di fotografia. A Vienna, lo scorso anno, ha esposto una sua retrospettiva: il cerchio si chiude.

Per completezza, ricordiamo come la discografia di Bryan Adams sia particolarmente fitta: dieci Album (più due dal vivo) e sessanta singoli. Il brano (Everything I Do) I Do It for You è stato inserito nella colonna sonora del film Robin Hood, Principe dei ladri (1991); il film interpretato da Kevin Costner. La canzone, che ha vinto anche un Grammy Award, è stata venduta in dieci milioni di copie.

Bryan Adams sarà l’autore del Calendario Pirelli 2022.

La fotografia. Michael J. Fox, Bryan Adams.

5 novembre 1955, DeLorean, Christopher Lloyd, Michael J. Fox

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