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[RICORDANDO ANDRÉ GIDE]

Il 19 febbraio 1951 muore André Gide, a Parigi. Protagonista assoluto della letteratura francese tra le due guerre, farà sentire la sua influenza nelle produzioni letterarie di molti altri scrittori che lo seguiranno, tra cui Albert Camus e Jean-Paul Sartre. Quattro anni prima della morte è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura (1947). Eccone la motivazione: “Per la sua opera artisticamente significativa, nella quale i problemi e le condizioni umane sono stati presentati con un coraggioso amore per la verità e una appassionata penetrazione psicologica”. Soleva dire: “Bisogna lasciare la ragione agli altri perché questo li consola del non avere altro”.

Nato il 22 novembre 1869 a Parigi, André Gide è cresciuto in una famiglia benestante. Da giovane perde il padre e viene cresciuto da una madre pia e molto protettiva. Vive l’età scolastica in maniera turbolenta: cambi d’istituto, malattie, lezioni private. Al liceo a amicizia con lo scrittore e poeta Pierre Louÿs. Dopo gli studi frequenta i salotti letterari parigini. Con la pubblicazione dei Quaderni di André Walter nel 1891, Gide si fece conoscere negli ambienti intellettuali della capitale. Incontra Stéphane Mallarmé, scrittore e drammaturgo, e inizia una corrispondenza epistolare con Paul Valery. L'influenza del movimento letterario simbolista si fa sentire nelle sue prime opere, anche se da esso si separerà in seguito. I suoi numerosi viaggi e la morte della madre nel 1895 consentono a Gide di aprirsi al mondo. Il suo incontro con lo scrittore Oscar Wilde è decisivo nella sua formazione personale e gli permette di vivere la sua omosessualità. Nonostante tutto, sempre nel 1895 sposerà sua cugina Madeleine, alla quale era legato da un fitto rapporto epistolare.

André Gide scrisse colonne per riviste dal 1898. Lo stesso anno sostenne Alfred Dreyfus, accusato di spionaggio durante l'omonima vicenda. Partecipò alla creazione della NRF, la Nouvelle Revue Française (1908), e ne divenne direttore tra il 1909 e il 1914. Iniziò una relazione col regista Marc Allégret, 31 anni più giovane di lui, allontanandosi dai suoi obblighi coniugali. Gli anni '20 segnarono l'apice della sua carriera di scrittore, con tra gli altri La Symphonie pastorale (1919) e I Falsari (1925). Il suo viaggio in Congo tra il 1926 e il 1927 lo incoraggiò a denunciare le pratiche coloniali perpetrate dagli occidentali. Dapprima parzialmente sedotto dall'ideologia comunista, espresse la sua animosità per il regime stalinista dopo un viaggio in URSS nel 1936. Era contrario all'ascesa del fascismo in Europa dall'inizio degli anni '30 e avverso al regime collaborazionista di Vichy durante la seconda guerra mondiale, così si ritira fino alla Liberazione. Per premiare la sua carriera di scrittore, André Gide ricevette il Premio Nobel per la Letteratura nel 1947. Morì nel 1951, all'età di 81 anni.

[Le fotografie]

Berenice Abbott, “Ritratto di André Gide”, 1927.

Philippe Halsman, “André Gide”, 1935.

[La fotografa, Berenice Abbott]

Berenice Abbott nasce a Springfield, Ohio, il 17 luglio 1898. Studia giornalismo per un breve periodo alla Ohio State University prima di dedicarsi da autodidatta alla scultura a New York. Nel 1921 si trasferisce a Parigi divenendo parte dell’American expatriate society. Impara la fotografia lavorando come assistente nello studio di Man Ray, dal 1923 al 1925, che la incoraggia nei fotoritratti. Decide in seguito di dedicarsi in proprio alla fotografia di ritratto immortalando personaggi famosi, tra i quali Max Ernst. Le sue foto si distinguono da quelle di Man Ray per il tentativo di catturare la gestualità e le espressioni del volto, secondo uno stile ritrattistico che sarà sinonimo di Abbott. Tiene una prima personale a Le Sacre du Printemps nel 1926 e la sua reputazione è già affermata quando, nel 1928, partecipa alla collettiva “Premier Salon Independant de la Photographie”.

Nello studio di Man Ray, Abbott conosce Eugène Atget (1857-1927), un fotografo documentarista che influenzerà la sua successiva produzione fotografica. Abbott acquista migliaia di negativi e stampe dallo studio di Atget prima di tornare a New York nel 1929. Seguendo l’esempio di Atget documenta la città di New York (la gente e gli edifici) in una serie di scatti che verranno pubblicati nel volume Changing New York (1939).

Negli anni quaranta e cinquanta si dedica alla fotografia scientifica, adattandovi equipaggiamento e tecnica. Tra il 1958 e il 1961 lavora per il Physical Science Study Committee of Educational Services realizzando foto che illustrano le leggi della fisica, in seguito pubblicate in tre volumi. Nel 1966 si trasferisce a Maine, dove continua a realizzare foto documentaristiche, pubblicate in A Portrait of Maine (1968). In questo periodo organizza la ristampa dei suoi primi lavori in diverse raccolte pubblicate dalla Parasol Press. La sua opera è stata oggetto di mostre presso lo Smithsonian Museum (1969), il Museum of Modern Art (1970), e la New York Public Library (1989).

Berenice Abbott muore a Maine il 9 dicembre 1991.

[Il fotografo, Philippe Halsman]

Philippe Halsman (Riga, 2 Maggio 1906 – New York, 25 Maggio 1979) ha avuto una vita tormentata. Nasce da una famiglia ebrea, composta da un dentista e da una preside di liceo. Nel settembre del 1928, durante una gita sulle Alpi Austriache, il padre Morduch muore in circostanze misteriose. Philippe venne accusato di omicidio e condannato per questo a quattro anni di reclusione. Tutta la propaganda anti ebraica era contro di lui e all'epoca il caso si diffuse sulla stampa di tutto il mondo. Molti si espressero a favore di Philippe, a sostegno della sua causa; tra questi ricordiamo A. Einstein e T. Mann. Venne rilasciato nel 1931, a condizione però che lasciasse il territorio austriaco.

Il caso di Philippe Halsman è stato ripreso da Martin Pollack quale elemento ispiratore per il romanzo “Assassinio del Padre”, il caso del fotografo Philipp Halsman (edizioni Bollati Beringhieri). Il libro è di assoluto interesse e molto preciso nella narrazione storica. Ne esce tutta l'Austria del momento ed anche il carattere del giovane Philipp.

Abbandonata l’Austria, inizia per Philippe un lungo peregrinare. Si trasferì a Parigi, dove, come fotografo, collaborò con alcune riviste di moda; ma l'invasione tedesca (1940) lo costrinse a fuggire ancora: prima a Marsiglia, poi negli USA; sempre con l'aiuto di A. Eistein. Philippe si era avvicinato alla fotografia, appassionandosi, all'età di tredici anni: essendo venuto per caso in possesso di una fotocamera. Ha studiato ingegneria.

Philipp era solito far saltare i suoi soggetti, per una ragione “logica”: “Ogni inibizione dovuta alla presenza dell’obiettivo viene annullata, perché l’attenzione è rivolta maggiormente al salto. Vengono così rivelati i veri tratti del viso”.

Ritrattista “di razza”, Philipp ha immortalato diversi personaggi illustri: oltre a Marilyn, Frank Sinatra, Dean Martin, Jerry Lewis, Muhammed Alì, Louis Armostrong.

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