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Frank Horvat

Ne è valsa la pena. L’estate scorsa Frank Horvat ci ha proposto di fargli visita a Cotignac, in bassa Provenza. Abbiamo accettato l’invito. Ricorderemo molto di quell’incontro: la luce dei luoghi, il verde, le vigne, l’emozione; anche quella strada sterrata difficile a guidarsi. Frank, dopo averci accompagnato al telefono, ci aspetta nell’aia. Entriamo in casa: ne è valsa la pena.

Nadia Baldo

NADIA BALDO, L’IMPORTANZA DELLE COSE

Nadia Baldo ci ha fatto riflettere, più volte: durante il colloquio in remoto (ahinoi), e anche dopo. Il merito deve essere attribuito soprattutto alle sue fotografie, che già conoscevamo, ma che una volta di più ci sono apparse significanti, adatte al racconto della stessa nostra vita. Andiamo con ordine. Lei si occupa preferenzialmente di Still Life, addirittura per vocazione giovanile. Tra le immagini che ci ha inviato (grazie) ecco comparire tante cose, oggetti che si palesano con un volto proprio e specifico: a volte irriconoscibili, più spesso riscoperti in maniera naturale, persino ovvia. Appoggiandoci allo schienale della seggiola, abbiamo scoperto come la nostra vita di relazione si sviluppi quasi sempre attraverso la mediazione di “utensili” esistenziali, comodi perché accorciano i tempi e le metodiche di una quotidianità ormai esausta e faticosa. Bicchieri e bottiglie dileguano la sete, ma rimangono lì a ricordarcelo, aggiungendo, alla vista, le memorie di un’emotività vissuta.

Robert Mapplethorpe

Inserire Robert Mapplethorpe in questa rubrica rappresenta una sfida doppia rispetto a quella della volta scorsa. Sicuramente abbiamo tanto da imparare dallo studio delle sue immagini, del resto lui stesso diceva: “Più immagini vedi, più migliori come fotografo”. Occorrerà comunque uscire dai contesti usuali, dalle abitudini. Il comune modo di vedere non ci basterà. Saremo obbligati a rompere le regole e i confini di una cultura delle immagini tesa sempre più a codificarsi, ancora oggi.