Skip to main content

[LUGLIO, OLIMPIADI & DIVAGAZIONI]

Siamo in estate ed è domenica, per cui ci sembra giusto divagare: magari cercando “cose” da approfondire e sulle quali riflettere. La fotografia ce ne offre il modo, perché vive di “tempo”: nella genesi (1/125 sec?), ma anche nella lettura per il ricordo o il racconto.

Tempo, tempo: da vivere e ricollocare, magari altrove. Click, e una scheggia di eternità si stacca sulle nostre mani: più o meno coscientemente. Forse qui sta il segreto: la raggiunta consapevolezza (oggi) che tra le mani rivivrà la nostra emozione. Non era così, un tempo: perché l'immagine “avrebbe potuto” restituirci il momento, filtrato però dai balzelli artigianali collocati da sviluppo e stampa. Come dire: non eravamo convinti del tutto.

[RAYMOND DEPARDON, LO SPIRITO DEL TEMPO]

Raymond Depardon nasce a Villefranche-sur-Saône (Francia) il 6 luglio 1942 (come domani). Ha iniziato a fotografare nella fattoria di famiglia, a Garet, all'età di 12 anni. All'età di 16 anni si trasferisce a Parigi con il suo certificato di operatore fotografo in tasca e lavora per l’agenzia Dalmas. Il suo primo reportage nel 1960 nel Sahara fu un grande successo, poi partì per l'Algeria e il Vietnam. Gli scatti di Raymond erano permeati dallo spirito del tempo: i grandi sogni, le lotte, gli eventi bellici. Si dedicò anche al cinema; significativo, a tale proposito, il lungometraggio sulla campagna elettorale di Valery Giscard d’Estaing. Tra i suoi lavori è da annoverare anche anche “Dieci minuti di silenzio per John Lennon”, un documento sulla morte dell’ex Beatle.