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[LA COREA DI MAX DESFOR]

Il 25 Giugno 1950 inizia la Guerra di Corea, un conflitto armato andato in scena nella penisola coreana tra il 1950 e il 1953 quando, in piena Guerra Fredda, si contrapposero gli eserciti nordcoreani e sudcoreani, supportati rispettivamente da cinesi e americani. Dopo tre anni d’intensi combattimenti, il braccio di ferro si concluse con un armistizio firmato nel villaggio di Panmunjom, situato al confine tra le due Coree. Il conflitto ci permette di conoscere il fotografo Max Desfor, che durante l'evento bellico coreano ha vinto il premio Pulitzer.

Max Desfor è nato nel Bronx l'8 novembre 1913 e ha frequentato per un anno il Brooklyn College. Si è unito all'Associated Press nel 1933. Dopo aver appreso da autodidatta le basi della fotografia, ha iniziato a scattare per incarichi occasionali. Divenne fotografo dello staff dell'ufficio di Baltimora dell’AP nel 1938 e si trasferì all'ufficio di Washington un anno dopo.

Durante la seconda guerra mondiale, Desfor ha fotografato l'equipaggio dell'Enola Gay dopo che il B-29 è atterrato a Saipan, di ritorno dalla missione dello sgancio della bomba atomica su Hiroshima, nell'agosto 1945. Era con la prima ondata di marines nella baia di Tokyo, poco dopo la resa del Giappone; e ha fotografato la cerimonia ufficiale della resa a bordo della corazzata Missouri il 2 settembre 1945.

Desfor ha lavorato per l'AP nelle Filippine e in India, dove ha fotografato il Mahatma Gandhi, seguendone poi il funerale dopo il suo assassinio, nel 1948. Ha anche lavorato nell'ufficio di Roma dell'AP ed era destinato a tornare negli Stati Uniti quando scoppiò la guerra in Corea, e Max si offrì volontario per documentarla. Una fotografia scattata durante il conflitto gli valse il premio Pulitzer: “Flight of Refugees Across Wrecked Bridge in Korea”. Era il 4 dicembre del 1950, il fotografo viaggiava a bordo di una jeep, quando si trovò di fronte a una scena straordinariamente tragica. Migliaia di persone cercavano di mettersi in salvo attraversando un ponte distrutto sul fiume Taedong, vicino a Pyongyang, in Corea del Nord, scappando dall’avanzata comunista. L’immagine gli sarebbe valsa il premio Pulitzer l’anno successivo. Scese dalla jeep, si arrampicò a 15 metri di altezza su una struttura del ponte e fotografò la gente in fuga: “Avevo le mani gelate”, ricorda. “Non riuscivo a tenere in mano la macchina fotografica, così finì che non scattai neanche un intero rullino”.

Desfor in seguito divenne caporedattore del servizio fotografico di AP e tornò in Asia nel 1968 come capo fotografico regionale. Morirà il 19 febbraio 2018, a Silver Spring nel Maryland.

La fotografia. “Flight of Refugees Across Wrecked Bridge in Korea”, 4 dicembre 1950. Max Desfor.

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