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[MADONNA E HELMUT NEWTON]

Madonna Louise Veronica Ciccone nasce a Bay City il 16 agosto 1958. Che dire di lei? E’ una cantautrice, attrice, scrittrice, regista, ballerina, stilista, produttrice discografica e cinematografica. La sua popolarità ha invaso il mondo sin dagli anni ottanta, perché diva capace di attirare di continuo l’attenzione dell’opinione pubblica. Madonna ha venduto 64 milioni di album e raccolte negli Stati Uniti, risultando la seconda donna ad aver venduto più dischi negli Stati Uniti, dietro solo a Barbra Streisand. Ambiziosa per carattere, alla carriera di cantante ha affiancato quella nel cinema, prendendo parte a diversi film. Stroncata più volte dalla critica, ha sempre saputo rinnovarsi. A livello cinematografico, ha vinto un Golden Globe come miglior attrice protagonista, per il ruolo di Eva Peron, nel film Evita di Alan Parker (1996).

Madonna di diritto trova spazio davanti l’obiettivo di Helmut Newton, perché ha sempre cercato di modificare la propria immagine al cospetto del pubblico che la seguiva, mostrandosi spesso volitiva e ambigua.

Lo stile distintivo dell'erotismo di Helmut Newton è stato ritenuto ribelle e rivoluzionario allo stesso tempo, perché ha capovolto l'aspettativa circa la nozione della bellezza femminile, rappresentata, di consueto, da donne passive e sottomesse. Raffigurando le sue modelle forti e potenti, Newton ha invertito gli stereotipi del tempo, prendendo in esame un rinnovato desiderio femminile da parte della società. L’ha fatto anche con Madonna, che nella fotografia che vediamo appare padrona del momento, sensuale ma con classe, mentre reca in braccio un uomo dormiente, assolutamente passivo.

Newton ha creato per i suoi modelli un microcosmo sicuro in cui le fantasie diventavano realtà, generando un ambiente nel quale le sue donne rivendicavano lo spazio intorno a loro con una sensualità imperiosa.

La fotografia di Helmut è un mondo tutto da indagare, dove all’ambiguità si affianca un’immagine sofisticata e geniale. Di certo è troppo facile affermare che il nostro sia il migliore nel suo genere; un po’ come affibbiare la palma del “primo” a Mozart (musica), Leopardi (poesia), Shakespeare (teatro). Per avvicinarsi a certi personaggi bisogna compiere un percorso che si addentri nel linguaggio. Nel caso di Newton, poi, occorre abbandonare tutti i pruriti: civettuoli o moralistici che siano. Dietro agli scatti del maestro c’è tanta maestria, tutta da imparare.

Considerato uno dei maestri del Novecento, Helmut Newton ci ha restituito molteplici scatti del corpo femminile, tra ricerca fotografica ed erotismo sofisticato, ambiguo e talvolta estremo. Lui è stato un cultore del corpo, da cui è derivato un legame profondo con il mondo della moda. Per questo lo abbiamo trovato sulle testate più importanti: da Vogue a Harper’s Bazaar, da Elle a Vanity Fair, da Max a Marie Claire.

Un libro per conoscere meglio il fotografo.

[AUTOBIOGRAFIA] di Helmut Newton Ed. Contrasto

Helmut Newton (classe 1920) ha vissuto da “star”, sin da quando a dodici anni prendeva in mano la prima macchina fotografica. Da quel momento ha iniziato a girare il mondo: prima per fuggire ai nazisti (nasceva a Berlino da una famiglia ebrea), poi per dipanare il romanzo della sua vita da “bad boy”. Lo ritroviamo a Singapore e poi in Australia, dove tornerà a guerra finita per aprire il suo primo studio fotografico. Poco dopo (1948) incontrerà June, la donna della sua vita; e arriverà il successo.

Non ci saranno frontiere a fermare le sue immagini femminili: provocanti, scandalose, inconsuete; però desiderate, perché permeate da una classe d’alta borghesia. Vivrà a Parigi, Londra, New York, Monte Carlo ed anche nella sua California. Sarà la moda a chiamarlo più volte, anche per scandalizzare; perché lui e la moglie volevano così. Morirà sulla sua Cadillac contro una palma del Sunset Boulevard di Hollywood: un’uscita di scena degna di un divo.

La fotografia. Madonna Ciccone, 1990. Helmut Newton.

Helmut Newton, Vanity Fair, Vogue, Max, Madonna, 16 agosto 1958, Barbra Streisand, Harper’s Bazaar, Elle, Marie Claire

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