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[RICORDANDO LUCIANO PAVAROTTI]

Il 6 settembre 2007 ci lascia Luciano Pavarotti. Nato il 12 ottobre 1935 a Modena, ha manifestato fin da subito una precoce vocazione al canto, anche se all’inizio si trattava di una passione coltivata in privato. Tra l’altro, da adolescente sarebbe voluto diventare insegnante di educazione fisica. Nel 1961 Pavarotti vince il concorso internazionale "Achille Peri" che segna il suo vero esordio sulla scena canora.

Il debutto arriva con la Bohème di Puccini. E’ il 29 aprile 1961, siamo a Reggio Emilia e il tenore ha ventisei anni. Nei due anni successivi, Pavarotti porta l’opera in diverse città italiane, mentre aggiunge Rigoletto al suo repertorio. Qui da noi è una giovane promessa, ma all’estero lo conoscono in pochi. La fortuna però è dalla sua parte. Viene chiamato a Londra assieme a Di Stefano, che però si ammala: Pavarotti lo sostituisce. E’ il 1963. Il nome del tenore italiano inizia a girare all’estero.

Stati Uniti e Londra saranno le tappe successive, con la Lucia di Lammermoor, “Traviata” e Sonnambula. Sarà però ancora Bohème a sancire un suo trionfo. Nel 1965 debutta alla Scala, diretto da Herbert von Karajan, che l’aveva richiesto espressamente. Il prosieguo della carriera del tenore modenese è tutto sulla falsariga di questi strepitosi successi, tra incisioni, interpretazioni e applausi sui palchi di tutto il mondo e con i più famosi direttori d’orchestra. Pavarotti ha infatti un indiscutibile pregio: la sua voce è di rame e fraseggia come il teatro vorrebbe, il che lo rende idoneo a un repertorio vasto, tra le opere di Puccini, Donizzetti, Bellini e Verdi. Nel 1990, insieme a José Carreras e Placido Domingo, Pavarotti dà vita a "I Tre Tenori". Nel 1991 affascina più di 250 mila persone con un grande concerto a Hyde Park di Londra.

Da lì in poi Pavarotti ha poi intrapreso una carriera all'insegna della contaminazione dei generi. Con il "Pavarotti & Friends" Pavarotti invita artisti di fama mondiale del pop e del rock per raccogliere fondi a favore di organizzazioni umanitarie internazionali. L’evento si ripete ogni anno.

Abbiamo ascoltato Pavarotti più volte: con i dischi e anche per radio. Non siamo gente “da loggione”, ma con Tosca e Turandot abbiamo applaudito da soli. Il tenore modenese aveva vinto come Calaf alle prime luci dell’alba (Turandot).

Il fotografo

“Il viso umano è come la facciata di un palazzo: bisogna entrare, scavare, scoprire cosa c'è dietro”. Così diceva Irving Penn riferendosi al suo modo di concepire il ritratto. Lo ricordiamo per la sua attività nella moda, tra le nature morte e appunto nel ritratto: prima come figura intera, poi come volto. Tale e tanto è stato l'impegno di Penn in quest'ultimo genere, che lo consideriamo (è un giudizio personale) uno dei quattro grandi ritrattisti della storia, assieme a Nadar, Sander e Avedon.

Irving Penn ha passato la vita a cercare di catturare l'anima dei suoi soggetti. Ha lavorato soprattutto per Vogue e Vanity Fair, ma la moda e il suo mondo effimero non lo hanno mai interessato. Ha sempre e solo fotografato in bianco e nero: dal debutto nel 1944, fino all'ultima foto del 2007; sempre cercando di raffinare le sue immagini, poi rendendole sempre più essenziali.

"Fotografare una persona è avere una storia d'amore, per quanto breve", diceva Penn: nei suoi ritratti c'è sempre una grande attenzione per il soggetto, rispetto e sensibilità.

Irving Penn, 6 settembre 2007 , Luciano Pavarotti

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