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[LE OLIMPIADI DI FOSBURY]

Partiamo da lontano, dai ricordi scolastici: il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo, con le sue tre caravelle, scopre l’America, sbarcando in un’isola che lui stesso battezza San Salvador. Il 12 ottobre diventa quindi il Columbus Day, a celebrare l’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo. Rimembranze giovanili a parte, il 12 ottobre 1968 si aprono i Giochi Olimpici a Città del Messico. Ne parlammo anche lo scorso anno, riferendoci alla contestazione degli atleti di colore statunitensi Tommie Smith e John Carlos, che salgono sul podio senza scarpe e con la mano guantata di nero, a sostegno dell’“Olympic Project for Human Rights”, un movimento sorto l’anno prima per protesta contro la segregazione razziale negli USA. Si consegnavano le medaglie dei primi tre nei 200 metri. A città del Messico, però, un atleta statunitense vinse il salto in alto, con una metodica nuova. Lui si chiamava Dick Fosbury.

Dick Fosbury (Portland, 6 marzo 1947) è un ragazzo alto, ma magro, esile, dall’andamento strano. In tenera età, pare che l’atletica non fosse il suo mestiere; si difende solo nel salto in alto, dove però non raggiunge mai misure degne di nota. Prova così ad aggiornare la sua metodica, ripescando e riadattando la “forbice”, al posto del consolidato “ventrale”. La ricorsa curvilinea e la rotazione della schiena l’aiuteranno a recuperare centimetri nelle sue prestazioni.

Nasce così il Fosbury, o salto dorsale, una tecnica che il suo autore porterà al campionato NCAA, e poi durante i trials, cioè le gare di qualificazione nazionali alle Olimpiadi. Negli Stati Uniti divenne rapidamente famoso, ma i filmati e le immagini dei trials statunitensi non vennero diffusi per evitare che atleti di altre nazioni venissero a conoscenza del nuovo stile dorsale.

Il 20 ottobre, Fosbury si presenta alle gare con due scarpe di colore diverso. Non si trattò di una scelta di marketing, ma di una decisione dovuta unicamente a motivi tecnici, visto che la scarpa destra scelta gli forniva una spinta superiore rispetto alla scarpa destra che faceva il paio con la sinistra.

L’atleta americano meravigliò il mondo e con 2,24 m. (record olimpico) conseguì l’oro di specialità. Finiti i giochi, Dick tornò a essere quello di prima: alto, magro, esile. Non perse il suo atteggiamento umile, così si rifugiò negli studi d’ingegneria (che già l’avevano aiutato nella progettazione del nuovo salto). Non partecipò alle Olimpiadi successive e non raggiunse mai il record del mondo (quello odierno, 2,45 m., appartiene al cubano Javier Sotomayor).

Riportiamoci idealmente all’epoca dei fatti. Siamo nel 1968, ancora non si camminava sulla Luna. La tecnologia era analogica e non s’invocava l’innovazione, come oggi viene fatto da ogni parte. Uno studente americano propone una “start up” di metodo, che rivoluzionerà il salto in alto, costringendo il “ventrale” al modernariato dell’atletica. Gli va dedicato un plauso: per l’invenzione, lo stile, la metodica. Saltava guardando il cielo. Bravo.

La fotografia che proponiamo porta la firma di Giancarlo Colombo e ce l’ha concessa gentilmente (grazie). Riguarda le ultime Olimpiadi e ritrae l’italiano Gianmarco Tamberi mentre vola sull’asticella, conquistando l’oro olimpico (Tokyo 30 luglio 2021).

Il Fotografo, Giancarlo Colombo

Giancarlo Colombo nasce a Como nel 1959. Inizia la sua carriera di fotografo 25 anni fa. Frequenta a Milano le prestigiose scuole di fotografia "L'Immagine" ed "Il Castello". Conseguito il Diploma, inizia la sua avventura in qualità di stringer, presso l'agenzia DFP. Si occupa prevalentemente di calcio minore. Dopo circa un anno si trasferisce presso l'agenzia Omega di Vito Liverani, fondatore, per altro, della storica agenzia Olympia e primo vero sportivo negli anni '40. Nella nuova agenzia si occupa all'inizio di cronaca, ma con il tempo si specializza in ciò che egli ama davvero: la fotografia sportiva. Pur seguendo lo sport italiano per eccellenza, il calcio, le sue vere passioni sono lo sport di fatica come l'atletica leggera e gli sport invernali.

Nel suo curriculum non si possono dimenticare 5 Mondiali di calcio, 5 Olimpiadi Invernali e 6 estive; oltre a tutti i campionati del mondo di sci, atletica, ciclismo, nuoto. Ha conseguito nel 1990 il premio Angelo Moratti. considerato uno dei maggiori riconoscimenti nella fotografia sportiva. Nel 1996 una delle sue foto scattata durante le Olimpiadi di Atlanta è stata eletta dalla Rivista Runners World come una delle 10 foto migliori dell'anno.

Nel febbraio 2004 Giancarlo si aggiudica il riconoscimento "FOTOCRONISTA per l'anno 2004". Nel 2007 Giancarlo viene eletto uno dei 12 fotografi nel mondo nel settore dell' atletica leggera. l'USSI- GLGS (Unione Stampa Sportiva Italiana) lo nomina "Miglior Fotografo Sportivo per il 2011" e il giornale Gazzetta dello Sport "Sport Weeck" elegge Colombo con una sua foto da ricordare per l'anno 2011.

La fotografia. Gianmarco Tamberi, oro olimpico a Tokio nel salto in alto. 30 luglio 2021. Giancarlo Colombo.

Giancarlo Colombo, 12 ottobre 1492, Cristoforo Colombo, San Salvador, Columbus Day, Dick Fosbury, 6 marzo 1947

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