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[ADDIO A GIAN MARIA VOLONTÉ]

"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto". Così diceva Ramon (Volonté) nel film “Per un pugno di dollari”, di Sergio Leone (1964). La sequenza del duello con Clint Eastwood rimarrà iconica nella storia del cinema, anche se l’attore milanese si esprimerà in tanti ruoli differenti, pure in quelli riguardanti l’impegno politico. Il suo sguardo, sul quale indugeranno tante riprese, costituirà la firma delle sequenze alle quali prenderà parte. Morirà lavorando, Gian Maria Volonté; perché: “A volte non c’è più tempo per un domani”, come ha avuto modo di dire.

Gian Maria Volonté nasce a Milano il 9 aprile 1933. Interessato alla recitazione fin da giovane, si trasferisce a Roma dove si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica, nel 1957. A teatro incontra Carla Gravina, che diventerà la sua prima moglie.

La sua fama negli anni Sessanta è legata ai Western all’italiana. Sergio Leone lo vuole in “Per un pugno di dollari” (1964), nel quale recita la parte del cattivissimo bandito messicano Ramón. L’attore replicherà il “suo” bandito in “Per qualche dollaro in più” (1965).

Sempre in quegli anni, Volonté recita nel cinema impegnato. Lo troviamo in “Quien sabe” (1966) di Damiano Damiani, in “A ciascuno il suo” (1967) di Elio Petri, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia; e in “Banditi a Milano” (1968) di Carlo Lizzani. Non disdegna però i ruoli da commedia, come quello che lo vede partecipe in “L’armata Brancaleone” (1966) di Monicelli. Gli anni Settanta vedono Gian Mara Volonté impegnarsi in film dal valore politico. Ne sono un esempio: “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (di Elio Petri,1970), “La classe operaia va in paradiso” (sempre di Elio Petri,1972) e “Todo modo” (1976).

Con Montaldo, in “Sacco e Vanzetti” (1971), impersona uno dei due anarchici italiani condannati ingiustamente a morte negli USA nel 1920, mentre in “Giordano Bruno” (1973) è il frate che muore per affermare la libertà del pensiero di fronte alla Chiesa. Nel 1986 interpreta Aldo Moro, facendone un martire dell’ideale politico in “Il caso Moro”, di Giuseppe Ferrara, per il quale vince un premio al Festival di Berlino.

Negli anni Novanta, due dei suoi ruoli sono legati ad adattamenti dei romanzi di Leonardo Sciascia: “Porte aperte” (1990) di Gianni Amelio e “Una storia semplice” (1991) di Emidio Greco. Gian Maria amava lo scrittore siciliano.

L’ultimo Gian Maria Volonté

Fonte: Mirko Capozzoli, “Gian Maria Volonté”, ADD Editore.

Gian Maria era arrivato a Mostar (Bosnia-Erzegovina) a fine novembre 1994, per lavorare al film “Lo sguardo di Ulisse” di Theo Angelopoulos. La città era dilaniata dalla guerra. Al seguito della troupe c’era il fotografo Josef Koudelka […]. Koudelka immortalò Gian Maria in bianco e nero tra le rovine. I lunghi e ribelli capelli bianchi staccano sugli abiti scuri. […]. Sullo sfondo incombe la guerra, le macerie, una colonna di fumo. Volonté fa parte del tutto, non dà l’impressione di essere un corpo estraneo, è dentro le cose che accadono […].

I primi giorni girò alcune scene con Harvey Keitel […], ma la situazione ambientale era complicata e le pause inevitabili. Dopo una settimana la troupe si spostò in Grecia, a Florina, ai piedi delle montagne della Macedonia occidentale. […]. Al fonico Thanasis Arvanitis prima di ritirarsi nella stanza 206 dell’hotel Lingos disse: «Domani ceniamo nella taverna che piace tanto a Mastroianni. A volte non c’è più tempo per un domani»

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Martedì 6 dicembre 1994, alle 11:40, una cameriera trovò il corpo di Volonté riverso a terra nella sua camera. L’attore era deceduto per un attacco cardiaco.

Il fotografo, Josef Koudelka

Josef Koudelka nasce in Moravia (Repubblica Ceca) nel 1938 ed inizia a fotografare in tenera età. E’ il fotografo e critico Jiri Jenícek (incontrato all’Università) a spingerlo alla fotografia, assieme a Anna Fárová: critica, poi amica ed estimatrice. Nel 1961 intraprenderà un viaggio in Italia. Il lavoro di ingegnere aeronautico lo fa viaggiare molto tra Slovacchia e Romania, il che gli permetterà di ritrarre la vita degli zingari, le feste religiose e gli spettacoli teatrali d'avanguardia. Dal 1967, decide di dedicarsi esclusivamente alla fotografia, partendo dalla Romania alla ricerca del "suo mondo" di zingari.

Tornato a Praga nei giorni precedenti l'invasione da parte delle forze armate del Patto di Varsavia, fotografa tutto quello che accade per le strade della capitale. Tempo dopo queste immagini iniziano a passare i confini, non riportando il nome dell’autore. Sarà Elliott Erwitt, allora presidente della Magnum, a utilizzarle per un per un cortometraggio. Koudelka, troverà in seguito asilo politico in Inghilterra e inizierà a viaggiare in Europa, fotografando i suoi soggetti preferiti. Koudelka, con la sua fotografia, ha sempre catturato la presenza dello spirito umano, anche se sullo sfondo di paesaggi malinconici. Disperazione e abbandono sono stati sempre i temi costanti nel suo lavoro, con alla fine un messaggio di speranza: la persistenza dell’attività dell’uomo, a dispetto della sua natura contraddittoria.

Le fotografie

Josef Koudelka, Magnum Photos. Bosnis-Herzegovina. Mostar. Dicembre 1994. Gli attori Harvey Keitel e Gian Maria Volonté ritratti durante la lavorazione del film “Lo sguardo di Ulisse”, diretto da Theo Angelepoulos.

Josef Koudelka, Magnum Photos. Bosnia-Herzegovina. Mostar. December 1994. L’attore Gian Maria Volonté ritratto durante la lavorazione del film “Lo sguardo di Ulisse”, diretto da Theo Angelopoulos.

Josef Koudelka, Per un pugno di dollari, Sergio Leone, Clint Eastwood, Gian Maria Volonté, 6 dicembre 1994

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