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[RICORDANDO AUDREY HEPBURN]

Audrey Hepburn ci ha lasciato il 20 gennaio 1993. Sognava di danzare, invece diventerà una stella del cinema. Bella ed elegante, ma anche ingenua e fanciullesca, le bastava essere quel che era per sorprendere il mondo della celluloide. I critici parleranno di lei come una “Una diva che non volle mai presentarsi come tale”, il che è una qualità.

E’ difficile poterla dimenticare, e non sarebbe nemmeno giusto farlo. Con la sua recitazione ha occupato un’epoca cinematografica, arrivando a proporre un modello di eleganza e atteggiamento, al di fuori del suo ambiente e tra le ragazze coetanee. Il suo “tubino” i suoi occhiali hanno fatto moda; ma allora era diverso, perché le nostre mamme (o nonne), in un certo senso, erano così e non occorreva “s’istallassero”, seguendo uno stilema pre-configurato.

Con Audrey, rimane il ricordo di un volto bellissimo, quasi infantile, persino ingenuo a volte. A nostro sentire, il suo sorriso nascondeva una sorta di malinconia. Forse si tratta unicamente di una suggestione, ma ci auguriamo che la vita le abbia restituito quella felicità spesso oltraggiata da una tristezza giovanile.

Audrey Hepburn nasce il 4 maggio 1929 a Bruxelles, da una famiglia agiata. Il padre era un banchiere, la madre una nobildonna olandese; ed entrambi la indirizzarono alla danza. La guerra cambierà gli scenari, portando paura e fame. Si suppone che la struttura fisica della Hepburn, snella e flessuosa, sia stata determinata da un’alimentazione povera durante la gioventù. Sarà la scrittrice Colette a scoprirla, che la vuole nella commedia teatrale “Gigi”. Da lì in poi la sua carriera prenderà il volo: sarà una principessa in “Vacanze Romane” e Sabrina nell’omonimo film al fianco di Humphrey Bogart (1954). Ingenua ed elegante, la Hepburn si mostrerà anche talentuosa e brava. Tutti i maggiori registi del tempo la desiderano davanti la loro macchina da presa. Girerà così: "Arianna", "Colazione da Tiffany" (con George Peppard), "My fair lady", "Verdi dimore", "Guerra e pace", "Come rubare un milione di dollari e vivere felici", "Storia di una monaca", "Robin e Marian"; e, ancora, "Due per la strada", "Cenerentola a Parigi" (con Fred Astaire) e tanti altri.

Ritiratasi dalle scene, dedica gli ultimi anni della propria vita all’assistenza dei bambini abbandonati, come ambasciatrice dell’Unicef.

Abbiamo parlato spesso di Audrey, pubblicando immagini famose (tra cui quella di Gian Paolo Barbieri). Proponiamo altri due autori, com’è giusto che sia.

[Il fotografo, Norman Parkinson]

La carriera di Norman Parkinson è iniziata nel 1931 e si è protratta per ben settant'anni, il che gli ha fatto ottenere un riconoscimento in tutto il mondo. Può essere considerato uno dei grandi pionieri della fotografia di moda. È diventato famoso per il suo senso dello stile e del glamour, il suo approccio inaspettato e unico, restituendo una freschezza vera a generi a volte seri, come il fashion e la fotografia di ritratto. Annunciato come uno dei veri innovatori nel suo campo, ispirato dal lavoro del fotografo ungherese Martin Munkácsi, ha spostato i confini del suo lavoro portando i modelli fuori dall'ambiente soffocante e rigido dello studio e inserendolo in un ambiente esterno più dinamico. Ha posto il soggetto su sfondi insoliti e audaci, come i grintosi quartieri popolari di Londra; e li ha ripresi solo con luce naturale, aprendo la strada al "realismo d'azione", uno stile fotografico che persiste ancora oggi.

"Tutte le ragazze avevano le ginocchia serrate", ha detto Parkinson, ricordando il lavoro dei fotografi alla moda negli anni '30, come Cecil Beaton ed Edward Steichen. Ha lavorato per pubblicazioni tra cui: Vogue Magazine, Queen, Life, Town & Country e Harper's Bazaar. Norman Parkinson è stato il predecessore di artisti del calibro di David Bailey e Brian Duffy, che devono gran parte del loro successo alla scia che Parkinson aveva letteralmente tracciato davanti a loro. Non c'è dubbio, quindi, che sia rimasta la sua influenza sulle generazioni successive di fotografi di moda.

Se Parkinson è conosciuto per aver liberato la fotografia di moda dallo studio, il suo lavoro come ritrattista ha fatto l'opposto, pur rimanendo innovativo. Avvicinandosi ai volti del suo soggetto, Parkinson ha fotografato i primi artisti del rock'n'roll, ritagliando le sue immagini con una chiara concentrazione ininterrotta sulle celebrità. Ha lavorato a stretto contatto con i Beatles, documentando la band a Russell Square nel 1963. Gli altri soggetti di Parkinson includono molte delle più grandi icone del XX secolo e alcune delle donne più belle del mondo, comprese Audrey Hepburn, Wenda Parkinson, Montgomery Clift, Ava Gardener, Lisa Fonssagrives (in seguito Mrs Irving Penn), Vivien Leigh, Apollonia van Ravenstein, Raquel Welch, Jean Seberg, Iman & Jerry Hall.

Parkinson è diventato fotografo ufficiale della corona nel 1969, scattando fotografie per il 19 ° compleanno della principessa Anna. Ritrarrà la regina Elisabetta in occasione dei suoi 75 anni, nel 1975.

Senza dubbio ci ha lasciato un'eredità indiscutibile e di sicuro continuerà a ispirare le generazioni a venire. Norman Parkinson è morto in Malesia nel 1990.

[Il fotografo, Philippe Halsman]

Philippe Halsman (Riga, 2 Maggio 1906 – New York, 25 Maggio 1979) ha avuto una vita tormentata. Nasce da una famiglia ebrea, composta da un dentista e da una preside di liceo. Nel settembre del 1928, durante una gita sulle Alpi Austriache, il padre Morduch muore in circostanze misteriose. Philippe venne accusato di omicidio e condannato per questo a quattro anni di reclusione. Tutta la propaganda anti ebraica era contro di lui e all'epoca il caso si diffuse sulla stampa di tutto il mondo. Molti si espressero a favore di Philippe, a sostegno della sua causa; tra questi ricordiamo A. Einstein e T. Mann. Venne rilasciato nel 1931, a condizione però che lasciasse il territorio austriaco.

Inizia per Philippe un lungo peregrinare. Si trasferì a Parigi, dove, come fotografo, collaborò con alcune riviste di moda. Nel 1934 apre uno studio di ritratti a Montparnasse, dove fotografa André Gide, Marc Chagall, André Malraux, Le Corbusier e altri scrittori e artisti, utilizzando un'innovativa fotocamera reflex a doppia lente da lui stesso progettata. L'invasione tedesca (1940) lo costrinse a fuggire ancora: prima a Marsiglia, poi negli USA; sempre con l'aiuto di A. Eistein. Come già detto, il caso di Philippe Halsman è stato ripreso da Martin Pollack quale elemento ispiratore per il romanzo “Assassinio del Padre”, il caso del fotografo Philipp Halsman (edizioni Bollati Beringhieri). Il libro è di assoluto interesse e molto preciso nella narrazione storica. Ne esce tutta l'Austria del momento ed anche il carattere del giovane Philipp. Ne consigliamo la lettura.

Philippe si era avvicinato alla fotografia, appassionandosi, all'età di tredici anni: essendo venuto per caso in possesso di una fotocamera. Ha studiato ingegneria. Lui era solito far saltare i suoi soggetti, per una ragione “logica”: “Ogni inibizione dovuta alla presenza dell’obiettivo viene annullata, perché l’attenzione è rivolta maggiormente al salto. Vengono così rivelati i veri tratti del viso”.

Ritrattista “di razza”, Philipp ha immortalato diversi personaggi illustri: oltre a Marilyn, Frank Sinatra, Dean Martin, Jerry Lewis, Muhammed Alì, Louis Armostrong.

[Le fotografie]

Audrey Hepburn veste Givenchy. Norman Parkinson, 1955

Audrey Hepburn per LIFE magazine. Philippe Halsman, 1954

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