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[ALESSANDRO, AUGURI]

Alessandro Gassman è figlio d’arte, il che gli ha conferito una responsabilità imponente, perché è difficile vivere con alle spalle il fantasma del padre. Lui, però, con l’impegno è riuscito a ritagliarsi uno spazio proprio nel cinema e nel teatro. Sì è anche completato con regia e sceneggiatura, riscuotendo un successo legittimo, vero, per nulla ereditato. Diciamo che c’è un personaggio “Alessandro Gassman”, riconoscibile in tutte le sue recitazioni. Spicca la sua fisicità, il sorriso ammaliante e contagioso, la teatralità dei suoi dialoghi, per una fama che si affianca a quella del padre, prolungando la “Dinastia Gassman” tra cinema e teatro.

Auguri, Alessandro. La tua carriera è ancora lunga. Farai tanto per il cinema italiano, il che è un merito.

Alessandro Gassman nasce a Roma il 24 febbraio 1965. Figlio d’arte, debutta al cinema a soli diciassette anni nel film dal profetico titolo "Di padre in figlio", scritto e diretto dal padre Vittorio Gassman. Intanto a Firenze Alessandro frequenta la Bottega Teatrale, dove perfeziona le proprie tecniche di recitazione. Approda poi in televisione con le fiction "Il giudice istruttore" e "Michelangelo", che gli danno grande notorietà presso il vasto pubblico della tv. Coltiva anche la passione per lo sport, boxe e pallacanestro in testa.

Negli anni '90 Alessandro collabora con l’amico Gian Marco Tognazzi. I due portano in scena "Uomini senza donne", e recitano in: "Facciamo fiesta" e "Teste di cocco”. A teatro lavorano in una versione di "A qualcuno piace caldo".

Nel 1997 per Alessandro Gassman si aprono le porte del Festival di Cannes, col film "Il bagno turco (Hamam)" del regista turco Ferzan Ozpetek. Nel 1998 sposa l'attrice Sabrina Knaflitz, che gli darà un figlio: Leo Gassmann (che da grande seguirà la carriera di cantante).

Negli anni successivi, per Alessandro arrivano ruoli più patinati: è testimonial per Yves Saint Laurent e la Lancia “Musa”; poi, nel 2001 diventa un sex symbol nei dodici mesi del Calendario Max. Nel 2003 apparirà anche sul “Pirelli”, fotografato da Bruce Weber.

Nel 2006 è al fianco di Luca Zingaretti e Paola Cortellesi nella commedia "Non prendere impegni stasera" e interpreta Luigi Tenco nella fiction biografica "Dalida" (interpretata da Sabrina Ferilli). Seguono tanti film, sotto la direzione di svariati registi: Pappi Corsicato, Paolo Monico, Fausto Brizzi, Marco Filiberti, Neri Parenti, Ricky Tognazzi, Carlo Vanzina, Francesca Archibugi. In "Basilicata coast to coast" (regia di Rocco Papaleo, 2010) verrà fuori tutto il Gassman: quello della tradizione italiana, sorretta da una delle interpretazioni tipiche della sua recitazione, quella che descrive un ragazzone credulone, sorretto dalla fisicità e dai modi grossolani.

Nel 2016 recita nei film "Onda su onda" (regia di Rocco Papaleo) e "Non c'è più religione" (di Luca Miniero). L'anno successivo è protagonista assieme a Marco Giallini di "Beata ignoranza" (di Massimiliano Bruno).

Nel 2019 è protagonista di tre film: "Non ci resta che il crimine", "Croce e delizia" e "Mio fratello rincorre i dinosauri", tratto dall'omonimo romanzo bestseller di Giacomo Mazzariol.

[Le fotografie]

Bruce Weber. Alessandro Gassman, Calendario Pirelli 2003.

Alessandro Dobici. Alessandro Gassman, 1998.

[Il fotografo, Bruce Weber]

Bruce Weber nasce il 29 marzo 1946. La città natale, un centro agricolo e minerario (Greensburg, Pennsylvania), dove poi è cresciuto, si trova appena fuori Pittsburgh. Inizia da subito a guardare il mondo attraverso un obiettivo, girando film in 8mm nel cortile di casa, assieme al padre. Nel 1966, Weber si trasferisce alla New York University, per studiare recitazione. Il suo primo appartamento era gelido d'inverno, soffocante d'estate. Fu lì che Bruce costruì la sua prima piccola camera oscura, dove sviluppava e stampava ritratti di attori e attrici alle prime armi. Per molti versi, questo inizio si è rivelato un ottimo allenamento per il suo futuro come fotografo di moda e ritrattista.

Durante quei primi giorni a New York, lo stesso Bruce ha lavorato come modello. Sul set è diventato amico di Richard Avedon e Art Kane. Dopo un periodo come assistente di Saul Leiter, Weber si è dedicato seriamente alla fotografia, studiando con Lisette Model alla New School. In quel periodo ebbe la fortuna di conoscere Diane Arbus.

Alla fine degli anni '60, Bruce incontra Nan Bush, fotografa e produttrice. Lei risulterà determinante nel lanciare la carriera di Bruce nel mondo della moda.

Nel 1974, Bruce inizia a collaborare con GQ: un punto di svolta. Nessuno aveva mai scattato fotografie di uomini come aveva fatto lui. Quei primi lavori hanno aiutato le persone a guardare al ruolo degli uomini nella moda in modo diverso. Il suo stile era narrativo, il che è diventato la sua firma anche nelle riviste femminili. Lo si potrà riscontrare anche su Vogue, negli anni ottanta; dove peraltro emergeranno riferimenti letterari e musicali, ma anche ispirazioni tratte da altri fotografi (Edward Weston, tra questi).

Bruce è noto anche per i lavori cinematografici e conta quattro lungometraggi. I suoi movie spesso iniziavano con una seduta fotografica. Attraverso la sua macchina da presa sono passate celebrità (il trombettista Chet Baker, tra queste) e atleti; ma anche storie comuni.

Famose sono le sue campagne pubblicitarie, che hanno rafforzato il significato dei vari brand: Gianni Versace, Calvin Klein, Gucci, Abercrombie & Fitch, Pirelli, Louis Vuitton, Revlon, Tommy, Elizabeth Arden, Giorgio Armani, Ralph Lauren, Banana Republic, Chanel, Salvatore Ferragamo.

Bruce ha prodotto 39 libri. Oltre a monografie e cataloghi di mostre, negli ultimi anni lui e Nan hanno pubblicato una rivista d'arte indipendente intitolata All-American, motivata dal desiderio di connettersi, ispirare e supportare il lavoro di artisti emergenti.

[Il fotografo, Alessandro Dobici]

Per un nome nuovo della nostra rubrica consigliamo la visione di un servizio su Rai play, dal titolo: “Alessandro Dobici, vent’anni di fotografia”. A parlare del fotografo sono tanti interpreti dei suoi ritratti: Claudio Baglioni e Sabrina Ferilli, tra questi; oltre ad altre celebrità. Nei dialoghi si respira un senso di fiducia nel posare per Alessandro. L’amicizia non è importante, c’è dell’altro; perché Dobici combatte di continuo col suo modo di vedere (sono sue parole). L’incontro, che è del ritratto, vive quindi dell’ospitalità dell’autore: già pronto a scorgere e indagare. Il bianco e nero fa il resto, perché vero ed evocativo, non distraente per giunta. Di certo Alessandro non ha paura e sa di essere solo: sensazione che persegue anche nel tempo libero, quando cerca “nuovi occhi” nel paesaggio, sempre monocromatico. Alla fine emerge l’amore per la fotografia, quello nato da una richiesta della madre durante una vacanza. Lo sappiamo, quel sentimento è contagioso e comunque percepibile. I suoi soggetti lo sanno e si concedono con serenità.

[Il fotografo, Alessandro Dobici. Note biografiche]

Alessandro Dobici nasce a Roma il 14 dicembre 1970.

Ha otto anni quando, d’estate, sua madre gli chiede di ritrarla in quello che è il luogo delle loro vacanze da sempre, Capodarco di Fermo, nelle Marche. Alessandro prende in mano la macchina fotografica per la prima volta, ed è subito attrazione. Dieci anni dopo, per il suo diciottesimo compleanno, quando riceve in regalo dai due fratelli maggiori un sassofono elettronico, non ha esitazioni: lo cambia con una reflex, una Yashica FX3 – 2000. Con quella, comincia a fotografare tutte le volte che può, prediligendo alle persone paesaggi e oggetti. «All’inizio fotografavo solo paesaggi perché non volevo interagire con le persone. C’ero solo io, il mio obiettivo, nessuno poteva vedere ciò che guardavo. Poi col tempo ho capito che fare fotografie poteva essere il più importante, gratificante e bel modo di esprimere me stesso e di conoscere gli altri».

Insieme alla fotografia coltiva un’altra passione, il volo. Studia, si diploma in costruzioni aeronautiche, ma poi, come sempre, arriva il momento di scegliere. Decide che vivrà di fotografia e trova lavoro come assistente in un laboratorio di sviluppo e stampa, così riesce, fuori orario, a stampare anche le sue immagini, nello sforzo continuo di migliorare. Nel 1993, grazie a uno dei fratelli, ottiene un incontro con il noto fotografo Giovanni Cozzi e diventa il suo assistente. Lascia il laboratorio di cui nel frattempo era divenuto responsabile. È nello studio di Cozzi che impara che cos’è e come si gestisce un set fotografico. Sei mesi dopo, Alessandro inizia a scattare book e a fare progetti di reportage. Un anno più tardi, con l’aiuto del padre, rileva una quota dello studio di Cozzi.

Nel 1994 va a Cuba come assistente per un servizio di moda. Quando non è impegnato sul set, gira l’isola e realizza un reportage. Nel 1995 è in Islanda, ancora per un servizio di moda. S’innamora del Paese dove tornerà, negli anni seguenti, altre cinque volte. Molte delle immagini del progetto espositivo sono state riprese in questa terra lontana. Dopo tre anni nello studio di Giovanni Cozzi si sente maturo e alla fine del 1997 decide di rendersi indipendente in uno spazio proprio.

La prima pubblicazione importante arriva nel 1996 con il settimanale Max: è un servizio fotografico ad Alessandro Gassman. Da allora, Dobici s’impone come ritrattista, amato dai più noti personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica. I suoi ritratti sono pubblicati su prestigiose testate, tra cui Amica, King, L’Espresso, Harperʼs Barzaar, Max. «Mi interessa capire cosa c’è dietro e cosa hanno da dire le persone che incontro e fotografo. Il ritratto è un’occasione unica di poter rendere pubblico il mio punto di vista. E quando ritraggo un personaggio, cerco di raccontare la mia percezione sulla sua essenza, prima che sulla sua immagine».

Nel 1996 realizza le fotografie di scena del film di Bigas Luna Bambola. Trovandosi sul set, la rivista Ciak lo invita a realizzare un servizio di ritratti al regista che rimane colpito dal lavoro di Dobici e lo vuole ancora come fotografo di scena nei film “La Cameriera del Titanic”, con Aitana Sanchez Gijon, e “Volaverunt”, con Penelope Cruz.

Appassionato anche di musica, decide nel 1996 di mettersi in contatto con Claudio Baglioni. Gli invia il suo book, senza sperare in una risposta. Invece, Baglioni lo chiama e lo incontra. Dobici torna in studio senza il ritratto del cantante, ma con qualcosa di molto più importante: la promessa di realizzare un libro. Diventa così il fotografo ufficiale di Claudio Baglioni. Lo segue durante i tantissimi concerti e i progetti speciali condivisi che costruiscono e cementano una collaborazione e un’amicizia che dura ancora oggi, da più di ventʼanni.

Nel 1998 esce “C’era un cavaliere in bianco e nero”, pubblicato da Mondadori con oltre 250 fotografie di Baglioni tra ritratti e fotografie riprese durante i tour del cantante. Dobici firma anche la direzione creativa del volume insieme a Guido Tognetti.

Nel 2001 fonda a Roma la Contents, uno spazio polifunzionale di 500 mq. La sua attività professionale s’intensifica, affermandosi anche nel campo della pubblicità, contribuendo al successo di importanti campagne per Fendi, Belstaff, Reebok, Hoya, Tim, Alice.

Dobici continua a viaggiare e torna a Cuba nel 2002 e nel 2004 per realizzare le campagne pubblicitarie di Valtur. Essendo responsabile dell’immagine dell’azienda a livello mondiale, gira in quegli anni tutto il mondo.

Nel 2002 viene chiamato da David Zard, uno dei più importanti produttori musicali italiani, per curare l’immagine del musical Notre Dame de Paris. Replica l’esperienza nel 2013 con Romeo e Giulietta. Dal 2004 al 2006 insegna fotografia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. La mostra “Alessandro Dobici, vent’anni di fotografia” è stata esposta a LʼAvana, Cuba, presso lʼInstituto Cubano de Amistad con los Pueblos dal 3 al 30 giugno 2017. Nel 2018 il Chiostro del Bramante a Roma e nel 2019 il Real Albergo dei Poveri a Palermo, e la Chiesa di San Calogero a Nicosia hanno ospitato le sue opere. Nel 2018 la RAI realizza un documentario biografico sulla sua vita e il suo lavoro. Nel 2019 viene trasmesso in prima serata su RAI5.

(Fonte, sito ufficiale dell’autore)

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