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[LA BELLA DELL’UFFICIALE GENTILUOMO]

Debra Winger ha ricevuto tre nomination all’Oscar, ma il film che l’ha lanciata rimane “Ufficiale gentiluomo”, al fianco di Richard Gere. Lui è bellissimo (veniva da American gigolò) e lei gli tiene testa, anche esteticamente. Pronta alla lacrima, imbastisce una storia d’amore plausibile per coloro (molte donne) capaci di sognare. Tutto si svolge nei pressi di una caserma militare, dove Richard, con un passato da balordo, tenta di redimersi. La pellicola termina con un lieto fine, nonostante muoia un compagno molto vicino al protagonista. Bella è la motocicletta cavalcata da Richard Gere (una Triumph Bonneville 750 T140E) e suggestiva la colonna sonora, con “Up where we belong”, cantata da Joe Cocker & Jennifer Warnes. Abbiamo visto (e sentito) di meglio.

Debra Winger è nata il 17 maggio 1955 (alcune fonti dicono 16 maggio) a Cleveland, Ohio. Proviene da una famiglia ebrea. La famiglia si trasferì in California quando Debra aveva cinque anni. Si è innamorata della recitazione sin dai tempi del liceo. Adolescente precoce, dopo essersi diplomata al liceo all’età di 15 anni, si è iscritta al college, laureandosi in criminologia. A causa di un incidente, è rimasta cieca per diversi mesi. In ospedale ha promesso a se stessa di perseguire la sua passione per la recitazione.

Dopo essersi ripresa, ha abbandonato il college e ha studiato recitazione. Come ogni attore in difficoltà, è comparsa spesso in TV, tra pubblicità o altro. Il successo è arrivato con Urban Cowboy (1980), dove interpretava la moglie di John Travolta. E’ diventata poi parte di uno dei film di maggior incasso di tutti i tempi, “E.T. - L'extra-terrestre” (1982), del regista Steven Spielberg, dove ha dato in prestito la voce e qualche fugace apparizione. Ha poi ricevuto la sua prima nomination all'Oscar come migliore attrice per “Ufficiale e gentiluomo” (1982).

La reputazione di Debra come grande talento, è cresciuta col film successivo, “Voglia di tenerezza” (1983), accanto a Jack Nicholson e Shirley MacLaine, che le è valso una seconda nomination all'Oscar come migliore attrice. Al tempo, era la più ambita di Hollywood, ma ha rifiutato ruoli di qualità e offerte redditizie per tre anni. Qualunque fossero le sue ragioni, la sua carriera ha perso slancio. Debra ha cercato di rilanciare la sua carriera recitando nella commedia “Pericolosamente insieme” (1986), al fianco di Robert Redford, ma il film non le piacque, come ebbe modo di dichiarare pubblicamente.

La sua vita personale ha fatto notizia quando ha lasciato Bob Kerrey (politico statunitense) ed è fuggita con l'attore premio Oscar Timothy Hutton nel 1986. Nel 1987 ha dato alla luce il loro figlio, Noah Hutton. Ha anche recitato con Timothy, in pellicole di scarso successo. Si è separata da Hutton nel 1988 e hanno divorziato nel 1990. Ha ritrovato l'amore sul set del film “Triangolo di fuoco” (1993), quando ha recitato al fianco di Arliss Howard, diventato poi suo marito. Il film è stato un fallimento, ma il loro matrimonio ha resistito. Dopo le buone critiche ricevute per “Una donna pericolosa” (1993), con “Viaggio in Inghilterra” (1993) ha raggiunto una rinnovata rispettabilità e la sua terza nomination all'Oscar come migliore attrice. Lo ha seguito con una commedia dimenticabile, Forget Paris (1995). Oramai 40enne, Debra sentiva che non c'erano buoni ruoli per lei e si è concentrata sulla maternità, dopo l’arrivo del secondo figlio, Babe Howard, nel 1997.

Nessuno può negare che Debra Winger sia una delle migliori attrici americane di sempre. I suoi fan sperano che Hollywood ricompenserà finalmente il suo talento con un Oscar atteso da tempo.

[Le fotografie]

Debra Winger, Los Angeles 1983. Ph. Helmut Newton.

Debra Winger, 1986. Ph. Patrick Demarchelier

[Il fotografo, Helmut Newton]

Helmut Newton (1920–2004) è stato un fotografo famoso soprattutto per il suo lavoro nella moda e per le sue fotografie di nudi, provocatorie e studiate. Nato da una famiglia ebrea a Berlino nel 1920, Newton ricevette la sua prima macchina fotografica a 12 anni. Ha trascurato spesso i suoi studi per dedicarsi alla fotografia.

Da adolescente, Newton ha lavorato come apprendista presso la fotografa teatrale Yva a Berlino. Fuggì dalla crescente oppressione nazista in Germania nel 1938, poco dopo la Kristallnacht (tra il 9 e il 10 novembre) e lavorò a Singapore e in Australia durante la seconda guerra mondiale, prestando anche servizio nell'esercito australiano per diversi anni. Ha poi aperto uno studio fotografico ed è tornato in Europa negli anni '50. A Parigi ha iniziato a lavorare per Vogue francese, e successivamente per Harper's Bazaar, Playboy, Elle e altre pubblicazioni, viaggiando spesso in tutto il mondo per far fronte agli incarichi.

Conosciuto per le pose non convenzionali dei suoi soggetti, il lavoro di Newton è stato caratterizzato come ossessivo e sovversivo, tra sadomasochismo e prostituzione, il tutto in una classe infinita. Negli anni ’70 è lì che si è concentrato, dove l’eros la faceva da padrone, rinunciando anche alla moda. A questa scelta si devono diversi libri, come White Women (1976), Big Nudes (1981) e World Without Men (1984).

Ha continuato a viaggiare più tardi nella vita, dividendo il suo tempo tra le sue case a Monte Carlo e Los Angeles. Muore il 23 gennaio del 2004, a 83 anni, in un incidente stradale a bordo della sua Cadillac, a Los Angeles. Tra gli altri riconoscimenti, Newton ha ricevuto il Kodak Award tedesco per i libri fotografici, un Life Legend Award dalla rivista Life e un premio dall'American Institute for Graphic Arts.

[Per la biblioteca]

“Work”, di Helmut Newton

“L’uomo che amava le donne”, così potrebbe intitolarsi questo volume. In esso è possibile riconoscere buona parte dei capolavori che hanno reso celebre il fotografo tedesco. Ne emerge l‘anima provocatoria e rivoluzionaria dell’autore, chiamata allo scoperto dalle donne, le sue donne: capaci, coscienti, volitive; padrone del tempo, potremmo dire. Quando si concedono, ne sono consapevoli e per nulla succubi. Le immagini, poi, sono intrise da una classe infinita: richiamata dalle ambientazioni alto borghesi, ma pure da un ingaggio “alla pari” col soggetto. Newton era così, e forse anche sua moglie: non poteva (né voleva) mentire. La donna? Sempre lei, diventa idea e non oggetto: alternativa percorribile per un mondo al femminile, che l’uomo, quando compare, non riesce neanche a possedere.

“Work” è un volume da avere, magari di fianco a Sumo e alla biografia dell’autore: uno sguardo allargato sulla donna e su un autore che tanto l’ha amata.

WORK, di Helmut Newton. Editore: Taschen. Anno edizione: 2018

[Il fotografo, Patrick Demarchelier]

Patrick Demarchelier è uno dei fotografi di moda più importanti al mondo. Nel 2003 disse: "Non ho qualifiche formali, solo la scuola della vita”. “Ho imparato di più semplicemente fotografando molte foto”. “Ho commesso tanti errori, ma è spesso da lì che impari di più. “Essere un fotografo è come essere un atleta; devi esercitarti ogni giorno".

Nato nel 1943, Demarchelier è cresciuto nella piccola città di Le Havre. Il suo amore per la fotografia è iniziato a 17 anni, quando il patrigno gli ha regalato la sua prima macchina fotografica. Si è trasferito a Parigi all'età di 20 anni per lavorare presso un laboratorio di fotografia. In seguito è diventato l'assistente di un fotografo e poi quello di Hans Feurer, un fotografo che ha lavorato per Vogue.

Ha lavorato con Grace Coddington (ex modella e giornalista di moda) durante il suo mandato presso British Vogue, il che ha contribuito a lanciare la sua carriera.

Nel 1975, ormai riconosciuto come fotografo di moda in Francia, Demarchelier decise di seguire la sua ragazza a New York, nonostante non parlasse una parola d’inglese. Nella grande mela lavorato come fotografo freelance, comparendo su numerose pubblicazioni. Ha realizzato campagne per Calvin Klein, Ralph Lauren, Chanel, Elizabeth Arden, Dior, Giorgio Armani e Louis Vuitton, solo per citarne alcune.

Nel 1989 diventa il fotografo personale di Diana, Principessa del Galles, che lo contatta dopo aver visto una delle sue fotografie sulla copertina di Vogue. "Ricordo quando mi ha chiamato per la prima volta”. “Avevo scattato una foto per Vogue in cui una modella si stava aprendo il cappotto per mostrare l'immagine di un ragazzino che rideva infilato nella tasca interna”. “Il ragazzo era mio figlio, e Diana, forse a causa dei suoi bambini, finì per amare quell’immagine, decidendo così di mettersi in contatto con me”. “Siamo diventati amici”. “Lei era divertente e gentile, ma anche una donna molto semplice”. È stato il primo fotografo ufficiale non britannico della famiglia reale inglese.

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