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LA BELLA DEL NORD

Alla fine degli anni cinquanta, Roma è una metropoli viva. Siamo in pieno boom economico ed esplode la voglia di vivere, in una delle città più belle del mondo. A Cinecittà si girano film italiani e produzioni cinematografiche americane. A Roma arrivano non solo attori e registi affermati, ma anche aspiranti attori e attrici, avventurieri e intellettuali, artisti e aristocratici, tutti alla ricerca del successo.

Icone di quella Roma furono soprattutto i fotografi scandalistici che, dopo l'uscita del film di Federico Fellini La dolce vita, dal soprannome di uno dei fotografi saranno da allora in poi chiamati paparazzi.

Non mancava neppure un notevole fermento culturale. Nei bar e nei salotti discutevano intellettuali come Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, giornalisti come Ennio Flaiano e Vittorio Veltroni, mentre nelle gallerie d'arte esponeva Mario Schifano e in via Margutta avevano lo studio Renato Guttuso e Novella Parigini. L'ambiente intellettuale non disdegnava la mondanità: alle feste e alle mostre, nei salotti e nelle terrazze; diversi mondi s’incontrano e si mescolano.

Anita Ekberg, la bella del nord, è diventata il simbolo di quella Roma. «Marcello, come here», pronuncia l’attrice in abito da sera dentro la Fontana di trevi, nella scena iconica della pellicola “La Dolce Vita”, anche se poi Fellini racconta molto di più. Nei piani sequenza emergono le contraddizioni, i vizi e le virtù dell’uomo e della società, nell’ubriacatura del mondo contemporaneo.

Anita Ekberg, note biografiche

Anita Ekberg nasce a Malmö, in Svezia, il 29 settembre del 1931. Inizia a lavorare prestissimo come modella. Nel 1950 vince il titolo di Miss Svezia, che le apre le porte degli USA, dove partecipa a Miss Universo. Là viene notata e messa sotto contratto dalla RKO, che però non le porterà la partecipazione a nessun progetto cinematografico.

Anita non demorde e studia recitazione e dizione. La sua bellezza le permette di lavorare con la Universal. Nel 1953 recita in due film: "Abbott e Costello Go to Mars" e "La spada d'oro" (1953), quest’ultimo assieme a Rock Hudson. La sua ambizione la porta a entrare nello star system statunitense, dove incontra Tyrone Power, Errol Flynn, Frank Sinatra e Gary Cooper. Gioca poi la carta dell’avvenenza, che certo non le manca, comparendo sulle pagine patinate di Playboy. Riesce così a ottenere un ruolo da protagonista nel film "Artisti e modelle", accanto alla coppia Jerry Lewis e Dean Martin; e in "Hollywood o morte", ruolo con cui vince un Golden Globe come migliore attrice emergente. La svolta arriva però nel 1956 con una partecipazione al film "Guerra e pace" di King Vidor.

Anita arriva in Italia nel 1959. L'anno successivo veste i panni di Silvia ne "La dolce vita" di Federico Fellini. Col regista romagnolo inizia una lunga collaborazione che la vede partecipare ad altri tre film: "Boccaccio 70" (1962) "I clown" (1970) e " L'intervista" (1987). Ma la scena de "La dolce vita" in cui Anita entra nella fontana di Trevi col vestito da sera resta probabilmente il simbolo più iconico della sua carriera di attrice.

Nella seconda metà degli anni Sessanta, Anita Ekberg sposta la propria residenza in Italia e lavora in: "Scusi, lei è favorevole o contrario" (1966) al fianco di Alberto Sordi e "Sette volte donna" (1967) di Vittorio De Sica, in cui recita al fianco di Shirley MacLaine.

Dagli anni Settanta in poi partecipa a film di tono inferiore, come "Casa d'appuntamento" con Barbara Bouchet e "Suor Omicidi" (1978) di Giulio Berruti. Negli anni Novanta partecipa anche al film "Bambola" di Bigas Luna, e compare in "Il nano Rosso" (1998) di Yvan Lemoine. L'ultima sua apparizione è la partecipazione televisiva alla fiction "Il bello delle donne" (2005).

Anita Ekberg si è spenta a 83 anni l'11 gennaio 2015: da tempo era ricoverata nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa.

Il fotografo Pierluigi Praturlon

Pierluigi Praturlon è nato a Roma nel 1924. Ha iniziato la sua carriera come "fotografo di strada" nel 1946 e, solo pochi anni dopo, divenne il "principe" della fotografia di scena in Italia, lavorando (1959-1987) sui set cinematografici di Cinecittà e Hollywood. Con più di 400 film Pierluigi Praturlon ha fotografato la realizzazione di capolavori acclamati della storia del cinema: Ben Hur, Cleopatra, La grande guerra, 007 Thunderball, Grand Prix, La Dolce Vita, La pantera rosa, Matrimonio all'italiana, Amarcord, La Ciociara.

A quel tempo era l'unico fotografo italiano in grado di parlare correntemente l'inglese (conosceva cinque lingue). Per questo motivo, egli è stato in grado di sviluppare rapporti diretti con attori e registi di film e lavorare come il fotografo ufficiale delle icone del cinema come Sophia Loren, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Anita Ekberg, Raquel Welch, Peter Sellers, Frank Sinatra, Ursula Andress e molti altri. Insomma, Pierluigi non era un paparazzo, anche perché non ha mai rovinato una celebrità. Claudia Cardinale lo definiva come un gentiluomo.

Avendo lavorato all'inizio della sua carriera come fotoreporter, Praturlon è stato in grado di portare sul set cinematografico il senso del reportage; anzi, gli è attribuito il merito di aver trasformato l'arte del fotografo di scena. Prima del suo arrivo, almeno in Italia, le star si limitavano a posare per le immagini fisse durante le pause delle riprese; Praturlon ha vagato per i set, catturandoli mentre svolgevano il loro lavoro.

Il 1960, anno de “La Dolce Vita”, fu l'apice della carriera di Praturlon. L'ultimo film importante in cui ha lavorato è stato Ginger e Fred di Fellini, uscito nel 1986. Gli ultimi anni di Praturlon furono tristi: una spirale discendente di alcol e depressione che si concluse con la sua morte nel 1999. Ancora oggi, pochi conoscono il ruolo che aveva avuto nel raccontare il periodo d'oro del cinema italiano.

Claudia Cardinale scrisse di lui: «Guardare le foto di Pierluigi Praturlon e riflettere su di esse è rivivere un'epoca gloriosa, ma irrimediabilmente perduta, alla quale non posso non guardare indietro con un pizzico di orgoglio e rimpianto».

Il fotografo Peter Basch

Peter Basch è nato a Berlino, in Germania, il 23 settembre 1921, figlio di Felix Basch e Grete Basch-Freund, personalità di spicco del cinema e del teatro. Nel 1933, la famiglia si trasferì a New York a causa dei timori circa i crescenti sentimenti antiebraici in Germania. La famiglia aveva la cittadinanza americana perché il padre di Felix, Arthur Basch, era un commerciante di vini che viveva a San Francisco. Tornato in Germania, Arthur Basch mantenne la cittadinanza americana e la trasmise ai figli e, da lì, ai nipoti. Quando la famiglia Basch arrivò a New York nel 1933, aprì un ristorante a Central Park South, presso l'Hotel Navarro. Il ristorante viennese di Gretel divenne un ritrovo per la comunità di espatriati austriaci. Lì Peter Basch svolse il suo primo impiego come cameriere.

La famiglia si trasferì a Los Angeles per aiutare la carriera del padre, mentre Peter andò a studiare in Inghilterra. Al ritorno negli Stati Uniti, Basch si arruolò nell'esercito. È stato mobilitato nella prima unità cinematografica delle forze aeree dell'esercito degli Stati Uniti, dove ha lavorato come sceneggiatore.

Dopo la guerra, iniziò a frequentare l'UCLA, ma sua madre gli chiese di raggiungerla a New York. I suoi genitori avevano deciso che Basch sarebbe diventato un fotografo e avevano messo in piedi uno studio fotografico per il figlio. Per più di vent'anni, Peter Basch ha percorso una carriera di successo come fotografo di riviste. Era noto per le sue immagini di celebrità, artisti, ballerini, attori, star e ragazze affascinanti in America e in Europa. Le sue foto sono apparse su molte riviste importanti come Life, Look e Playboy. E’ morto a New York il 15 marzo 2004.

Le fotografie

Pierluigi Praturlon. Anita Ekberg durante le riprese del film “La Dolce Vita”, di Federico Fellini. Roma, 1960. L’abito di scena indossato dall’attrice deriva dal famoso “pretinio” creato per Ava Gardner nel 1956 dalle sorelle Fontana.

Peter Basch. Anita Ekberg per Vogue, Agosto 1956.

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