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COSE MAI VISTE

Riconosciamo l’ascensore, stretto e cigolante, profumato di legno. Sale lentamente, lungo i piani, esaltando l’attesa. Il maestro Gianni Berengo Gardin vuole mostrarci il suo ultimo libro, numero 263. Ci accoglie sulla porta, con la gentilezza antica di sempre; poi lo seguiamo lungo le scale che portano in mansarda. Ne riconosciamo l’odore, di libri e fotografia. Sui tavoli, il solito ordine: un rigore che il maestro s’impone da una vita, e che forse fa parte del suo modo di vedere. Il libro è consistente, quasi grande potremmo dire: diviso in due atti.

Non c’è il Vaporetto, in ciò che sfogliamo, e nemmeno la bambina che corre in Piazza San Marco: tutto è nuovo, inedito, fresco. L’impatto è talmente forte, che ci appare un Berengo nuovo: non solo perché mai visto, ma per il fatto di mostrarsi in maniera differente. Sarà una suggestione, eppure le inquadrature ci appaiono maggiormente azzardate, con uno sguardo ravvicinato, a volte intrusivo. Il racconto, quello sì, è sempre lo stesso, sviluppato con costanza in ogni scatto, con anche un acuto gioco di contrasti nel contenuto.
Lui ricorda tutto, con lucidità, come se avesse fotografato ieri: indice di un pensiero fotografico sempre acceso, attivo, pure senza fotocamera.

Ci sarebbe piaciuto sapere di più, anche circa la decisione di produrre un libro d’inediti; ma il maestro è avaro nelle parole, anche dopo le domande più intriganti. Gli abbiamo chiesto: «Con quale fotografia sei stato consapevole di aver svolto un lavoro importante?». La risposta è stata tassativa: «Col Vaporetto». Di certo però quell’immagine non ci manca, almeno oggi di fronte all’ultimo libro. Tiriamo le somme sulla gente comune, che nelle immagini del fotografo ligure emerge con forza, brillando come in un teatro fatto apposta. Già, qui sta il punto: Berengo riconosce centro d’attenzione e contesto, soggetto e contorno, lasciandoci al silenzio delle nostre riflessioni. Questa è la sua fotografia.

“Cose mai viste”, sinossi del libro

Fotografo dal 1954, con settanta anni di carriera, Gianni Berengo Gardin è uno degli interpreti più rappresentativi del panorama italiano e internazionale. Come accadeva agli autori “ai sali d’argento”, quando fotografare voleva dire custodire i negativi e scegliere sui provini una foto che in quel momento sembrava la più adatta da pubblicare, molti sono i tesori nascosti, inediti, che un grande archivio come quello di Berengo Gardin ancora costruisce. Così, con un attento lavoro di selezione, sono riemerse ora una serie di immagini “nuove”, mai viste prima; fotografie all’epoca rimaste indietro, sepolte da altre o più semplicemente trascurate in quel momento.
Cose mai viste. Fotografie inedite le presenta al pubblico per la prima volta. Suddiviso in due atti - con fotografie che spaziano dall’indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio - è arricchito da un testo dello scrittore Maurizio Maggiani. Immagini che vanno dal 1954 al 2019 e che ci fanno girare il mondo con alcuni sguardi inediti sulla realtà. Dalla Svezia a Mosca con il fermo immagine della pesa pubblica al mercato, passando per l’immancabile Venezia, l’amata Parigi, un pellegrinaggio a El Rocìo in Andalusia, si arriva fino al colpo d’occhio di un gruppo di operai che fanno ginnastica collettiva nel cantiere dell’Aeroporto di Osaka nel 1993.

Un libro che conferma ancora una volta Berengo Gardin come maestro del bianco e nero che ha costruito un patrimonio visivo unico dell’Italia dal dopoguerra a oggi (e non solo del nostro Pese), caratterizzato da un’assoluta coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio “artigianale” al suo lavoro. Nelle inchieste sociali, così come nei paesaggi, o nelle ricognizioni sul mondo del lavoro, il soggetto principale della sua ricerca è sempre l’uomo, colto nella relazione emotiva, psicologica e profonda con l’ambiente che lo circonda. Interprete sensibile e partecipe, Gianni Berengo Gardin ha osservato tante volte il mondo tornando e ritornando a visitare luoghi che col tempo sono diventati familiari al suo sguardo e alla nostra memoria. Con questo sorprendente volume, Gianni Berengo Gardin ci presenta istantanee che, una volta in più, rivelano il tocco geniale del grande artigiano, la sapienza del narratore attento che riesce sempre a meravigliare con la forza e la poesia del suo sguardo.

Gianni Berengo Gardin, note biografiche

Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita nel 1930, vive a Milano dal 1965. Ha collaborato con le principali testate della stampa nazionale e internazionale, ma si è principalmente dedicato alla realizzazione di libri fotografici, con oltre 260 volumi pubblicati. Per il Touring Club Italiano ha realizzato un’ampia serie di volumi sull’Italia e sui Paesi europei. Ha lavorato per l’Olivetti e le maggiori industrie italiane con reportage e monografie aziendali. Il suo archivio contiene circa due milioni di scatti rigorosamente in bianco e nero che spaziano dal reportage umanista alla descrizione ambientale, dall’indagine sociale alla foto industriale, dall’architettura al paesaggio. Ha tenuto oltre 350 mostre personali in Italia e all’estero e le sue immagini fanno parte delle collezioni di importanti musei e fondazioni culturali internazionali, quali il MoMA di New York, la Bibliothèque Nationale de France e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Musèe de l’Elysée di Losanna, il Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. Tra i numerosi premi ricevuti, il Leica Oskar Barnack nel 1995, nel 2008 il Lucie Award alla carriera, nel 2014 il Premio Kapuscinski per il reportage e nel 2017 il Leica Hall of Fame Award. Tra i diversi libri, con Contrasto ha pubblicato: Gianni Berengo Gardin (2005), Il racconto del riso (2013), Il libro dei libri (2014), Manicomi (2015), Venezia e le grandi navi (2015), Vera fotografia (2016), In festa. Viaggio nella cultura popolare italiana (2017), La più gioconda veduta del mondo (2019), In parole povere (2020), L'occhio come mestiere (2022).

Le fotografie

Gianni Berengo Gardin nella sua mansarda, 21 marzo 2023.

Copertina del libro “Cose mai viste”, di Gianni Berengo Gardin. Edizioni Contrasto

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