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NASCE LUIGI CAPUANA

Più volte ci siamo occupati dei rapporti tra fotografia e letteratura. Nel caso di Luigi Capuana occorre fare dei distinguo, perché lui era un valente fotografo, di livello autoriale. Certo, anche con il letterato siciliano si può riflettere circa i legami tra immagine scattata e parola scritta, ma preferiamo lasciare i due ambiti al loro posto, perché si rischierebbe di diluire quanto Capuana ha dedicato alla fotografia. Il suo “Atelier” di Mineo (paese natale) era quasi un rifugio, dove lui poteva sperimentare, lontano dalle tensioni letterarie. Ecco, sì: Capuana ha “verificato” lo strumento del Click e le sue possibilità: prima, dopo e durante lo scatto; diventando un personaggio influente e coinvolgente.

La produzione fotografica del Capuana copre un arco cronologico che ha come estremi il 1863, nascita dell’interesse per l’arte fotografica, stimolo quasi certamente materializzatosi durante il soggiorno a Firenze, città degli Alinari, che diverrà la sede della Società Fotografica Italiana, e il 1915, la fatidica data della sua scomparsa, con una tappa evolutiva di grande importanza nel 1880 quando realizza il suo “Grande Atelier fotografico”.

Fotografia e letteratura, non ne parliamo? Lo abbiamo già detto: lasciamo le cose così come stanno. Forse produrre immagini ha rappresentato un elemento ispiratore, ma forse con quest’affermazione ci stiamo spingendo troppo lontano. Invitiamo chi volesse approfondire alla lettura del racconto “Gelosia”, pubblicato nella raccolta “Le appassionate” (1883). Lì il sentimento che preme il petto e fa soffrire nasce da una presenza nuova e dirompente: la scoperta, tra le cose dell’amato, di un ritratto fotografico della rivale in amore. Interessante.

Fotografia e amicizia

Capuana, Verga e De Roberto, legati nella vita oltre che dai rapporti connessi alla loro attività letteraria e dalla fraterna amicizia, da ideali e ideologie, sono stati accomunati anche dall’uso di questo nuovo linguaggio per immagini. A Luigi Capuana, quasi certamente, spetta il ruolo di iniziatore del terzetto, essendone stato il primo ispiratore, stimolato forse dalla grande attenzione che riversava per le più disparate manifestazioni artistiche.

La pratica fotografica di Luigi Capuana

La pratica della fotografia da parte di Capuana era di tipo artistico perché egli dedicava grande impegno nelle fasi successive allo scatto, nel ritocco; mentre Verga si concentrava maggiormente sulle qualità istantanee della fotografia. Un’osservazione attenta di un campione di fotografie particolarmente riuscite ci permette di affermare che la sua cura riguardava anche le fasi preparatorie dello scatto.
Fare una fotografia impone di scegliere il soggetto, la sua posizione e la sua occupazione dello spazio disponibile nel rettangolo dell’immagine, e varie altre scelte che riguardano l’inquadratura, la messinscena, le luci, la composizione. Lungi dall’essere impersonale, l’immagine fotografica è un prodotto autoriale.

(Fonte: Casa Museo Luigi Capuana)

Luigi Capuana, note biografiche

Luigi Capuana nasce a Mineo (Catania) il 28 maggio 1839, primogenito di Gaetano, agiato possidente terriero, e Dorotea Ragusa. La sua istruzione inizialmente affidata ai gesuiti, continuò, dal 1851 fino al 1855, presso il Real collegio borbonico di Bronte.

Nel 1857, per volontà dello zio Antonio, s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza del Siculorum Gymnasium di Catania, non manifestando però grande passione per gli studi. Entrato in amicizia con l’erudito Lionardo Vigo, collabora all’edizione della Raccolta amplissima dei canti popolari siciliani che questi stava preparando.

Nel 1860, abbandonata l’Università, prese parte all’impresa garibaldina come segretario del comitato clandestino insurrezionale di Mineo. Sempre più cosciente dei limiti che l’ambito paesano rappresentava alla sua vocazione letteraria, maturò l’idea di recarsi a Firenze, prossima capitale, e fervido centro di vita intellettuale. Nella primavera del 1864, si reca in Toscana, dove rimase per quattro anni. A Firenze prese attiva parte alla vita culturale della città, frequentando il caffè Michelangelo e i salotti del Dall’Ongaro e dei Pozzolini, dove incontrò nel giugno 1865 il conterraneo Giovanni Verga.

Nel 1865 iniziò l’attività di pubblicista con alcuni saggi critici sulla Rivista italica, e l’anno successivo divenne critico drammatico del quotidiano La Nazione, dove nell’ottobre 1867 comparve la sua prima prova narrativa, con la quale inaugurava il filone fantastico e fantascientifico di una ricchissima produzione di novelle.

All’inizio del 1868 per motivi di salute ritornò a Mineo, dove rimase per sette anni causa la sopravvenuta morte del padre e le conseguenti difficoltà economiche della famiglia. Nel 1870 era ispettore scolastico municipale e consigliere comunale, e fu anche sindaco. Durante la “sindacatura” numerose e disparate furono le sue occupazioni: fotografia, incisione, disegno, ceramica, ma anche editore nel 1871 delle poesie in dialetto del concittadino Paolo Maura.

Nel 1875 iniziò una relazione con una ragazza entrata come domestica in casa Capuana, Giuseppina Sansone), che si protrarrà fino al 1892, quando la donna sposò un altro uomo per volontà dello stesso Capuana: dalla relazione nacquero alcuni figli affidati all’ospizio dei trovatelli di Caltagirone.

Dopo un breve soggiorno a Roma alla fine del 1875, durante il quale definì le linee del romanzo Giacinta, ritornò a Mineo occupandosi dell’edizione del suo primo volume di novelle, Profili di donne (1877).

Nel 1877, in seguito anche alle continue sollecitazioni del Verga, si recò a Milano, dove ottenne l’incarico di critico letterario del Corriere della Sera, iniziando là la stesura di Giacinta, destinato ad assumere il valore di manifesto del verismo italiano (1879). Aveva così inizio il periodo più proficuo della sua attività, con due serie degli Studi sulla letteratura contemporanea (rispettivamente 1880 e 1882).

Fa ritorno a Mineo alla fine del 1880. L’anno successivo conosce il giovane Federico De Roberto, direttore a Catania del Don Chisciotte.
Nel 1882 “C’era una volta” inaugura quella intensa attività di autore di libri per l’infanzia e la gioventù. Accanto alle raccolte di fiabe va registrata una copiosissima letteratura per l’infanzia, tra i quali spiccano Scurpiddu (1898) e Cardello (1907), due racconti ricchi di spunti autobiografici.

Trasferitosi a Roma, dove conobbe G. D’Annunzio ed E. Scarfoglio, assunse la direzione del Fanfulla della Domenica.
Nel luglio del 1883 torna in Sicilia per motivi di salute. Dal 1884 all’88 visse a Mineo e nel 1885 fu nuovamente sindaco.

Ritorna a Roma nel luglio 1888, dove si trattenne tredici anni, e nel 1890 venne nominato docente di letteratura italiana all’istituto superiore femminile di magistero. In questo lungo periodo romano la produzione letteraria del Capuana non conobbe soste, incalzato da una difficile situazione economica, dovuta principalmente all’incapacità di amministrare il proprio patrimonio.
A Roma Capuana conobbe nel 1890 Pirandello (alcuni anni dopo suo collega d’insegnamento al magistero), il quale attribuirà al suo incoraggiamento la scoperta della sua vocazione di narratore. Dal 1895 si era unito alla venticinquenne Adelaide Bernardini, conosciuta in circostanze romanzesche, dopo un tentato suicidio di lei. La loro unione sarà definitivamente sancita con il matrimonio del 23 aprile 1908, testimone il Verga.

A Catania, ove si era trasferito fino dal 1902 come docente di lessicografia e stilistica nella locale università, l’attività di critico del Capuana si ridusse drasticamente. All’opposto, causa anche le difficoltà economiche, molto ricca fu ancora la produzione di novelle, di fiabe e di racconti per ragazzi.

Morì il 29 novembre 1915 a Catania e fu sepolto a Mineo.

(Fonte: Casa Museo Luigi Capuana)

Le fotografie

Luigi Capuana fotografato da Giovanni Verga a Catania nel 1887. Fonte: Archivio fotografico Fondazione 3M
Giovanni Verga e Luigi Capuana ritratti in un autoscatto (dicembre 1877) eseguito dal primo dei due scrittori, qui ritratto seduto. Fonte: G. Garra Agosta, Verga fotografo, Catania, Maimone, 1991

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