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OSCAR A JOHN WAYNE

7 aprile 1970. Nonostante il numero di film interpretati, John Wayne vince finalmente il suo primo e unico Oscar. Il premio come migliore attore protagonista gli viene assegnato per il film "Il Grinta" diretto dal regista Henry Hathaway.

A partire dal film "Ombre rosse" (1939), il suo primo grande successo, il ruolo che interpretava John Wayne giustificava una certa America: attuativa e sbrigativa, burbera a volte, che avrebbe voluto far emergere la sensibilità dei buoni. In realtà dietro quella facciata retorica si è sempre nascosto un conservatorismo ostinato e cieco: indiani cattivi e pericolosi di fronte a dei conquistatori portatori di civiltà. A vincere è sempre stato il coraggio, l’onore, anche l’amore, per una frontiera (il west) fatta per i duri.

John Wayne però piaceva, molto; anche al cospetto del pubblico femminile. La sua camminata era unica, come il sorriso ironico di fronte a una bella donna.
Dell’attore vogliamo ricordare un altro film cult, “Un uomo tranquillo” (1952), una commedia ambientata in Irlanda e non nel West americano. La pellicola venne presentata alla 13ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e viene ricordata per la più epica scazzottata della storia del cinema. Onore amicizia e amore emergono comunque con forza, come in tutte le interpretazioni dell’attore americano.

La carriera di John Wayne merita comunque rispetto, anche se storciamo un po’ il naso di fronte al suo conservatorismo esaltato. Erano altri tempi, lasciamo stare.

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TERREMOTO ALL'AQUILA

E’ lunedì 6 ottobre, sono le 3,32 della notte: la terra sotto l’Aquila trema, procurando danni ingenti. Il volto della città cambierà totalmente. Quella che abbiamo citato è stata la scossa principale, ma l’attività sismica nel territorio era iniziata nel 2008, per terminare nel 2012. Nelle 48 ore dopo la scossa principale, si registrarono altre 256 repliche, delle quali più di 150 nel giorno di martedì 7 aprile. Tre eventi di magnitudo superiore a 5,0 avvennero il 6, il 7 e il 9 aprile.

L’evento appena citato è stato documentato a fondo da Gianni Berengo Gardin, con una serie di fotografie esposte in una mostra che si è tenuta presso il Museo di Roma in Trastevere dal 27 settembre all’11 novembre 2012. L’esposizione portava il titolo “L’Aquila prima e dopo”.
Come si legge nel comunicato stampa, ll rapporto tra Gianni Berengo Gardin e L’Aquila risaleva a molti anni prima, quando il fotografo aveva immortalato il calore della gente e la straordinaria architettura della città. Dopo anni di lavoro sul posto, è tornato per testimoniare con le proprie fotografie lo stato in cui era ridotta, dopo il terremoto, una città bloccata e ferita, con un centro storico trafitto da impalcature, nascosto da teli e travi, strade una volta brulicanti di suoni e di vita, ora deserte.

Oltre alla documentazione delle condizioni in cui L’Aquila versa dopo il sisma, con le sue immagini Berengo Gardin ha compiuto un raffronto diretto, duro e inevitabile, tra il prima e il dopo. Un atto doloroso, ma dovuto, nei confronti di chi quotidianamente vive esiliato dalla propria vita, in un tessuto urbano che non lo rappresenta più.
Il fotografo ligure ha tracciato un ritratto sentito, vibrante e attento, della realtà sociale di una città ferita che è diventata il simbolo del nostro paese.

La mostra romana era accompagnata da un catalogo dal titolo “L’Aquila prima e dopo”, edizioni Contrasto (2012). Leggiamone la sinossi. Le immagini di questo libro, realizzate a più riprese dal 1995 al 2011, sono la documentazione precisa e appassionata della città dell'Aquila, offesa dal terribile terremoto del 2009. Gli spazi cittadini, affollati prima e deserti dopo il sisma, le strade vuote, i monumenti ormai fragili simulacri di quel che erano, la popolazione aquilana e il dramma che sta vivendo in questo difficile periodo, sono il soggetto di questo toccante reportage che con partecipazione e sincero affetto Gianni Berengo Gardin ha composto per noi, fotografia dopo fotografia.

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LA FOTOGRAFIA NOBILE

Il 4 aprile 1881 nasce a Roma Francesco Chigi Albani della Rovere, un nobile che si occuperà di fotografia.

Prima di parlare del fotografo di sangue blu, ricordiamo tre notizie importanti. La prima: il 4 aprile 1968 viene ucciso Martin Luther King, colpito da un colpo di fucile di precisione alla testa, mentre si era affacciato dal balcone dell’albergo dove soggiornava. «I have a dream», ho un sogno. «Io sogno che i miei quattro bambini, un giorno possano vivere in una nazione in cui non verranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la sostanza del loro carattere». Queste sono le parole che Martin Luther King pronunciò in uno storico discorso tenuto a Washington il 28 Agosto 1963, durante una manifestazione contro il razzismo.
Sempre il 4 aprile, ma nel 1973, s’inaugurava a New York il World Trade Center (WTC), noto per le sue Torri Gemelle progettate da Minoru Yamasaki. Lo stesso giorno di due anni dopo, Bill Gates e Paul Allen fondavano ad Albuquerque la Microsoft. Si apre una nuova era.

Arriviamo al fotografo romano di sangue nobile, Francesco Chigi. E’ giusto conoscere la sua opera? Risulta importante? Per noi che crediamo nei “non autori”, ci sembra corretto affermare come in fotografia non si deva buttare via nulla. Era appassionato di auto lussuose, Francesco Chigi, per le quali si è indebitato. Coerentemente a ciò, ha posseduto un vasto numero di fotocamere, almeno 15. Per lo più si trattava di apparecchi molto costosi per il periodo, tra questi: la Zais di Jena, la Koristka di Milano, la Darlot di Parigi. L’atteggiamento che si tiene nella vita si riflette anche in fotografia.
In ogni caso, l’osservare le fotografie di Francesco Chigi è piacevole, ma anche utile. La sua esperienza fotografica si è mossa all'interno della vita familiare, dove ha ritratto le persone, le residenze di famiglia, i viaggi, così come gli avvenimenti pubblici dei quali è spettatore. Oggi il tempo che lui ha salvato ci offre uno sguardo sulla nobiltà del tempo e circa l’aristocrazia. Non dimentichiamo che Francesco Chigi si è anche occupato di ornitologia, passione che ha affiancato a quella fotografica.

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ADELE YOUNGHUSBAND, NEOZELANDESE.

Adele Younghusband (nata il 3 aprile 1878) è stata fotografa e pittrice, in Nuova Zelanda.

Continua il nostro viaggio nella fotografia al femminile, questa volta con una donna vissuta dall’altra parte del mondo, tra il 1800 e il Novecento. Anche con lei ci accorgiamo come, al di là dell’emancipazione, la vita stessa abbia rappresentato un ostacolo. Per le fotografe non è mai stato facile, anche perché loro raramente hanno ricevuto aiuti dal mondo maschile. Al contrario, tante donne si sono messe di fianco agli uomini fotografi, supportandoli, tipo Gerda Taro o Costance Talbot.

Adele Younghusband era un'artista competente e versatile, abile nel design e nella composizione. A livello pittorico, ha espresso il suo fascino per l'astratto utilizzando una varietà di media, tra cui carboncino, incisioni su linoleum, olio, pastello, penna e inchiostro. Il suo lavoro era altamente soggettivo e spesso raffigurava la vita di tutti i giorni – il suo quartiere, paesaggi, persone al lavoro e nel gioco, fiori – così come temi più ampi, tipo la mitologia Maori, la religione, la pace e la guerra. Era sempre pronta a discutere e spiegare l'arte astratta ed è stata descritta come una pioniera del surrealismo in Nuova Zelanda.

E’ straordinario considerare come per Adele la passione per la fotografia sia nata quando era ancora giovane. Contro il volere dei genitori, voleva imparare. Arrivarono così il ritratto in studio e anche il ritocco, verso il quale profuse molte energie.
Spesso instabile, ma persistente e determinata, Adele Younghusband era una donna gentile che spesso regalava il suo lavoro e aiutava silenziosamente le donne bisognose. La generosità fa parte della fotografia o almeno così dovrebbe essere.

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