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UN FRANCOBOLLO PER TINA

Il 17 Agosto 1896 nasce Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, meglio conosciuta come Tina Modotti, fotografa e attrice italiana.
Abbiamo parlato della fotografa quattro anni addietro. Oggi ci preme ricordare che il 30 Giugno del 1978 le Poste Italiane mettevano in corso un francobollo che ricordava la fotografia, con impressa nel valore bollato un'immagine di Tina Modotti. Si trattava di un valore bollato celebrativo delle Poste italiane dedicato all'Informazione fotografica; e veniva rappresentata l'opera "Fili telefonici" di Tina Modotti (Messico 1925), con in alto a destra la figura stilizzata di un obiettivo fotografico.
Vale la pena ricordare che un francobollo commemorativo rappresenta in tutti i Paesi del mondo il riconoscimento più alto che uno stato può attribuire ad una personalità.

Assunta Adelaide Luigia Modotti, Tina, nasce nel Borgo Pracchiuso a Udine, da una famiglia operaia aderente al socialismo della fine Ottocento. Il padre, Giuseppe, era meccanico e carpentiere, la madre Assunta Mondini cucitrice.
Tina ha solo due anni quando la sua famiglia emigra in Austria per cercare lavoro. Nel 1905 tornano a Udine e Tina frequenta con profitto le prime classi della scuola elementare. A dodici anni lavora come operaia in una filanda per contribuire al mantenimento della numerosa famiglia (sei fratelli). Lo zio Pietro Modotti ha uno studio fotografico e qui Tina apprende elementi di fotografia frequentandolo.
Nel giugno 1913 lasciò l’Italia e l’impiego nella Fabbrica Premiata Velluti, Damaschi e Seterie Domenico Raiser, per raggiungere il padre, emigrato a San Francisco, dove lavorò in una fabbrica tessile e si dedicò al teatro amatoriale, recitando anche D’Annunzio, Goldoni e Pirandello. Nel 1918 si sposò con il pittore Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey. I due si trasferirono a Los Angeles per inseguire la carriera nell’industria del cinema. L’esordio della Modotti è nel 1920, con il film The Tiger’s Coat, per il quale venne acclamata anche per il suo “fascino esotico”. Grazie al marito conobbe il fotografo Edward Weston e la sua assistente Margrethe Mather. Nel giro di un anno, la Modotti divenne la sua modella preferita e, nell’ottobre 1921, sua amante. Quello stesso anno il marito Robo rispose a questa relazione trasferendosi in Messico, seguito a breve dalla moglie che, però, giunse a Città del Messico quando egli era morto ormai da due giorni, a causa del vaiolo (9 febbraio 1922). Nel 1923, ritornò nella capitale messicana con Weston ed uno dei suoi quattro figli, lasciandosi indietro il resto della sua famiglia.

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3 DAYS OF PEACE AND MUSIC

Il festival di Woodstock si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969, all’apice della diffusione della cultura hippy, che si voleva riunire con “3 days of peace and music”- Alla fine, fu l’ultima grande manifestazione del movimento.
Sono passati 56 anni, eppure il mito di Woodstock resta saldamente in piedi. Anzi con il passare del tempo è cresciuto a dismisura, trasformando i "tre giorni di pace e musica" nel “festival che non finisce mai”: perché la sua musica continua a circolare, a farsi ascoltare, facendosi apprezzare da generazioni sempre nuove.
La rivoluzione, dopo Woodstock, non c'è stata. Non importa, comunque; ma quei tre giorni sono esistiti davvero, e la musica che li ha accompagnati resta ancora con noi, con tutta la sua forza, la sua libertà, l'assenza di ogni spettacolarizzazione.
Sul palco dell’evento si esibirono, tra i tanti: Richie Havens, Joan Baez, Santana, Janis Joplin, Grateful Dead, Creedence Clearwater Revival, The Who, Jefferson Airplane, Blood Sweat & Tears, Crosby, Stills, Nash & Young, Joe Cocker. Circa quest’ultimo ci sembra giusto spendere qualche parola in più.

Il 17 agosto 1969, durante il Festiva di Woodstock, Joe Cocker tenne una delle esibizioni più leggendarie nella storia del rock and roll. Il cantante dalla voce roca era un nome relativamente nuovo all'epoca. Sebbene le sue esibizioni includessero prevalentemente “cover” di altri artisti, a renderlo famoso è stata la prepotenza fisica ed emotiva con la quale le ha reinterpretate.
L'essenza dell'eredità di Cocker, quella che lo renderà eterno, è forse meglio descritta dall'ultima canzone dal palco di Woodstock: una versione completamente rinnovata (quasi irriconoscibile) di "With a Little Help from my Friends", assolutamente fisica ed emotiva.
La versione registrata di Cocker della canzone è arrivata al primo posto nelle classifiche del Regno Unito. Alla fine diciamolo, ascoltare "With A Little Help From My Friends" di Cocker mette i brividi ancora oggi: magari di notte, in auto, quando si è alla ricerca di quel posto che solo tu puoi riconoscere.

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UNA FESTA CHE CI APPARTIENE

In un certo senso l’abbiamo inventata noi: si tratta della festività del Ferragosto, quella che si celebra il 15 del mese. L’hanno introdotta i romani, ai tempi di Augusto; e allora sanciva la fine del lavoro nei campi. Anche la religione cattolica ha detto la sua, introducendo il giorno dell’Assunta. Nel resto del mondo, il 15 agosto è un giorno come un altro.

E allora, godiamocela questa giornata: con amici, parenti o anche assieme al vicino d’ombrellone. L’estate è al culmine e gira la boa, per cui il riposo augusteo deve sentirci tutti partecipi, quasi abbracciati (virtualmente) lungo le coste, sui laghi o passeggiando in montagna.

Il libro sul comodino l’abbiamo quasi dimenticato, la TV trasmette cose già viste, le radio parlano spesso di ieri e degli anni trascorsi. Il 15 agosto ripropone se stesso, con istanti che ci inseguono, accumulandosi sulle nostre spalle. Trattandosi di una festività quasi “inventata”, priva di un suo rito, siamo maggiormente padroni del nostro tempo, più responsabili verso noi stessi. Ne ricordiamo i tormentoni musicali, le località visitate, le promesse non mantenute, gli amori, i treni che partono, le code in autostrada, il caldo. Diversamente dalle altre festività, ci accorgiamo di essere cambiati, con i figli più grandi e gli amici (ma anche noi) appesantiti da qualche chilo in più.

Prendiamola con filosofia e ascoltiamo Pavese (La bella estate). «A quei tempi era sempre festa. «Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline».

La fotografia può venirci in aiuto e, quasi terapeuticamente, confidiamo che in tanti vogliano ritrarre gli attimi di questo 15 agosto, mettendo assieme amici, parenti, ricordi, incontri nuovi, orizzonti mai visti prima. E’ un giorno nostro: merita quello scatto.

Buon Ferragosto a tutti i lettori.

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TRE COMPLEANNI E UN BACIO

I tre compleanni di oggi cadevano il 14 agosto, giorno nel quale, nel 1945, il marinaio baciava l’infermiera in Times Square nella famosa immagine scattata da Alfred Eisenstaedt; questo per dire che la fotografia ha sempre qualcosa da dire, seppure ripescata a caso dopo anni dal cassetto della nostra memoria. Ci farà ridere, piangere, meravigliare.
Le tre ricorrenze riguardavano Horst Paul Horst (1906), Willy Ronis (1910), Lucien Clergue (1934).

Il famoso bacio di Alfred Eisenstaedt è nella copertina del libro “50 icone della fotografia” di Hans-Michael Koetzle - Edizioni Taschen. All’interno si parla a lungo dello scatto e delle vicende a esso legate. Ci faremo aiutare dal volume.

Da “50 icone della fotografia” Le storie dietro gli scatti. Editore Taschen

New York, Times Square, 14 agosto 1945. Un giovane uomo bacia una giovane donna. A prestare fede alla fotografia, lui l’ha letteralmente ghermita in mezzo alla strada. Col braccio destro le cinge la vita, con il braccio sinistro piegato le tiene in posizione la testa e la bacia appassionatamente sulla bocca. La ragazza tenta di divincolarsi? Forse; ma ha il braccio destro incastrato tra il seno e il busto di lui, mentre la mano sinistra s’agita a mezz’aria all’altezza del fianco. La ragazza si è fatta bella per l’occasione, oppure indossa una divisa? In ogni caso è vestita tutta di bianco: bianco il vestito, bianche le scarpe, bianche le calze con la cucitura in evidenza che le segna la gamba. Pare che incespichi: ha perso l’equilibrio e porta indietro la gamba destra per bilanciarsi, il che conferisce alla fotografia un tocco di innegabile frivolezza. Le persone sullo sfondo osservano sorprese, ridono. Il dinamismo dell’azione scaturisce dalla tensione tra i due corpi. La fotografia, infatti, potrebbe anche essere interpretata come uno sfoggio di fascino e virile forza bruta ai danni della donna. La coppia, questo è certo, domina il centro della fotografia. Il messaggio è il bacio. Non si tratta di un bacio d’amore, ammesso che sia possibile stilare una classifica dei baci, ancorché vaga. E’ un bacio che esprime la gioia di vivere, l’esultanza. Si lega all’esaltazione di un momento storico, senza il quale probabilmente i due giovani non si sarebbero mai incontrati. Pochi istanti dopo s separeranno, forse si guarderanno negli occhi e si sorrideranno, per poi riprendere ognuno la propria strada e non incontrarsi mai più.

La guerra è finita, l’annuncio era arrivato da Radio Tokyo con le parole Hirohito. Non si trattava di una guerra qualunque, ma la più crudele, sanguinaria e devastante nella storia dell’umanità. Il conflitto non conosceva precedenti, anche dal punto tecnologico, culminato col lancio di due bombe atomiche. L’immagine di Eisenstaedt esprime a modo suo la gioia per la pace, espressa dall’esuberanza privata: un capolavoro per questo.

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